Nella psicosi l’opera d’arte viene al posto del fenomeno elementare. Si può dire che in alcuni artisti psicotici si sente una certa qual rigidità: il fenomeno elementare ritorna con una certa rigidità. In Munch, per esempio, incontriamo una ripetizione assillante: l’urlo. È un fenomeno elementare a cielo aperto, ripetuto e reiterato all’infinito. Non è tanto al livello del sinthomo, ma del livello di qualcosa che viene a tappare qualcosa del fenomeno elementare. È qualcosa che gli assomiglia.
Per la Klein il bambino è invaso dai fantasmi onnipotenti, il fantasma esprime un conflitto inconscio, il fantasma della madre onnipotente: il Super-Io.
Il fantasma è l’espressione mentale delle pulsioni. Ogni fantasma ha una sua messa in scena: il bambino che immagina di succhiare il seno, per esempio.
Il fantasma è qualcosa in cui si esprime sia il mondo interno che quello esterno. In questo mettere in scena la pulsione, ci si difende dalla realtà. Per la Klein è importante che questo fantasma venga a dirsi.
Per Lacan il fantasma non è analizzabile, è attraversabile. Non è interpretabile perché il fantasma si forma a partire da certe parole che si sono impresse come un marchio: il fantasma si costruisce a partire da elementi linguistici che discendono dal discorso genitoriale.
La Klein, invece, mette in scena il fantasma. Per Lacan il fantasma è importantissimo. Il fantasma è ciò che lui usa per interpretare ciò che l’altro gli chiede, ciò che pensa che l’altro gli chiede. C’è sempre il filtro del fantasma fondamentale, gli enunciati linguistici fondamentale: il soggetto rovescia il messaggio in ciò che lui crede che l’altro pensi a partire da quei nuclei linguistici fondamentali.