557-65. Non ci si può sottrarre all’impressione che gli uomini di solito misurino con falsi metri, che aspirino per sé al potere, al successo, alla ricchezza e ammirino queste cose negli altri, sottovalutando i veri valori della vita. Pure, nel formulare un qualsiasi giudizio generale di questo tipo si corre il rischio di dimenticare la varietà del mondo umano e della vita della psiche. A proposito dello scritto L’avvenire di un’illusione, Romain Rolland si era lamentato che Freud non avesse giustamente apprezzato la fonte autentica della religiosità: un sentimento “oceanico”, di qualcosa di illimitato. Dunque, di appartenenza al mondo esterno nel suo insieme. La spiegazione psicoanalitica, ossia genetica, di tale sentimento porta a dire che in origine l’Io include tutto, e in seguito separa da sé un mondo esterno. Il nostro presente senso dell’Io è perciò soltanto un avvizzito residuo di un sentimento assai più inclusivo, di un sentimento onnicomprensivo che corrispondeva a una comunione quanto mai intima dell’Io con l’ambiente. Se in tal modo siamo pronti a riconoscere che un sentimento “oceanico” esiste in molte persone, resta da chiederci quale diritto abbia questo sentimento a venire considerato la fonte dei bisogni religiosi. La derivazione di questi bisogni dall’impotenza infantile sembra incontestabile.
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566-76
La domanda circa lo scopo della vita umana è stata posta innumerevoli volte, senza mai trovare una risposta soddisfacente. Gli uomini tendono alla felicità. Questo desiderio ha due facce: mira da un lato all’assenza del dolore e del dispiacere, dall’altro all’accoglimento di sentimenti interni di piacere. Uno dei metodi per sottrarsi al dolore è quello chimico: l’intossicazione. Un’altra tecnica ricorre agli spostamenti della libido che il nostro apparato psichico consente, e in virtù dei quali la funzione dell’apparato psichico acquista tanta duttilità. In un altro procedimento otteniamo il soddisfacimento mediante illusioni riconosciute come tali, senza lasciarci turbare nel godimento dal divario che le separa dalla realtà. Un altro procedimento scorge nella realtà l’unico nemico, la fonte di ogni male, con cui è impossibile vivere, con cui occorre quindi troncare ogni rapporto, se in qualche modo si vuole essere felici. La felicità nella vita può essere ricercata prevalentemente nel godimento della bellezza. L’uomo prevalentemente erotico metterà innanzi a tutto le relazioni emotive con gli altri; il narcisista, che è più incline all’autosufficienza, cercherà i soddisfacimenti essenziali nei suoi processi psichici interni; l’uomo d’azione non abbandonerà mai il mondo esterno su cui può saggiare la sua forza. La religione pregiudica questo gioco di scelte e adattamenti, in quanto impone a tutti, in modo uniforme, la sua via verso il raggiungimento della felicità e la protezione dalla sofferenza.
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577-88
La nostra sofferenza proviene da tre fonti: la forza soverchiante della natura, la fragilità del nostro corpo e l’inadeguatezza delle istituzioni che regolano le relazioni fra gli uomini nella famiglia, nello Stato e nella società. La parola “civiltà” designa la somma delle realizzazioni e degli ordinamenti che differenziano la nostra vita da quella dei nostri progenitori animali e che servono a due scopi: a proteggere l’umanità dalla natura e a regolare le tensioni degli uomini tra loro. Civili sono per noi tutte le attività e i valori che sono utili all’uomo per piegare la terra al suo servizio, per proteggerlo dalla violenza delle forze naturali e così via. I primi atti di civiltà furono l’uso di utensili, l’addomesticamento del fuoco, la costruzione di abitazioni. Le esperienze psicoanalitiche testimoniano regolarmente della connessione tra ambizione, fuoco ed erotismo urinario. Noi diciamo che un Paese ha toccato un alto grado di civiltà quando vediamo che i suoi abitanti provvedono opportunamente a tutto ciò che si dimostra di aiuto per sfruttare la terra a beneficio dell’uomo e per difenderlo contro le forze della natura. Bellezza, pulizia e ordine occupano un posto particolare fra le esigenze della civiltà. Riteniamo che nulla contraddistingua meglio la civiltà del fatto che essa apprezza e coltiva le più alte attività psichiche, siano queste intellettuali, scientifiche o artistiche, e attribuisce alle idee una funzione di guida nella vita umana. Tra queste idee, il posto d’onore spetta ai sistemi religiosi; seguono le speculazioni filosofiche e infine quelle che si possono chiamare le formazioni ideali degli uomini, ossia le loro rappresentazioni di una possibile perfezione della persona singola, del popolo, dell’intera umanità, e le pretensioni che essi avanzano sulla base di tali rappresentazioni.
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589-95
Dopo che l’uomo delle origini ebbe scoperto che dipendeva dalle sue mani – ciò va inteso letteralmente – migliorare la sua sorte, non poteva più essergli indifferente se un altro lavorasse con lui o contro di lui. L’altro acquistò il valore di un compagno di lavoro. L’uomo, avendo sperimentato che l’amore sessuale gli procurava il massimo dei soddisfacimenti possibili ed era diventato per lui il modello di ogni felicità, dovette trarne la conseguenza che la gioia e la felicità nella vita andavano ulteriormente cercate nel campo delle relazioni sessuali, ponendo l’erotismo genitale al centro della vita stessa. Con il portamento eretto e con la svalutazione del senso dell’olfatto, l’intera sessualità, non solo l’erotismo anale, minacciò di soccombere alla rimozione organica, e così da allora alla funzione sessuale si accompagna una ripugnanza, altrimenti inspiegabile, la quale impedisce un soddisfacimento completo e distoglie dalla meta sessuale favorendo sublimazioni e spostamenti libidici. L’amore che fondò la famiglia continua a operare nella civiltà nella sua forma originaria, nella quale non rinuncia al soddisfacimento sessuale diretto, e nella forma modificata, come tenerezza inibita nella meta. In ambedue le forme adempie alla sua funzione di legare l’una all’altra un numero considerevole di persone, più intensamente di quel che può fare l’interesse del lavoro in comune. Da parte della civiltà la tendenza a limitare la vita sessuale è non meno evidente della spinta a espandere sempre più la propria influenza.
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596-603
Il lavoro psicoanalitico ci ha insegnato che sono precisamente queste frustrazioni della vita sessuale a non essere sopportate dai cosiddetti nevrotici. Essi si creano con i loro sintomi soddisfacimenti sostitutivi i quali tuttavia sono causa di sofferenza o di per sé o perché provocano difficoltà con il mondo circostante e con la società. L’uomo non è una creatura mansueta, bisognosa d’amore, capace al massimo di difendersi quando è attaccata; è vero invece che occorre attribuire alla sua dotazione pulsionale anche una buona dose di aggressività. L’esistenza di questa tendenza all’aggressione è il fattore che turba i nostri rapporti con il prossimo e obbliga la civiltà a un grande dispendio di energie. Per via di questa ostilità primaria degli uomini tra loro, la società civile è continuamente minacciata di distruzione. La premessa psicologica del sistema comunista è un’illusione priva di fondamento. Con l’abolizione della proprietà privata nulla è mutato nelle differenze di potere e prestigio che l’aggressività sfrutta a proprio vantaggio, nulla cambia nell’essenza dell’aggressività. Se si ripensa ai grandi sacrifici che la civiltà impone alla sessualità e all’aggressività dell’uomo, s’intende meglio perché egli stenti a trovare in essa la sua felicità. Di fatto l’uomo primordiale stava meglio, perché ignorava qualsiasi restrizione pulsionale. In compenso la sua sicurezza di godere a lungo di tale felicità era molto esigua. L’uomo civile ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po’ di sicurezza.
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604-09
Di tutte le parti della teoria psicoanalitica, la dottrina delle pulsioni è più di ogni altra proceduta faticosamente. All’inizio la contrapposizione fu tra pulsioni dell’Io e pulsioni oggettuali. Dopo l’introduzione del concetto di narcisismo, era rimasto in Freud qualcosa come una convinzione che le pulsioni non potessero essere tutte della medesima specie. Egli si convinse che, oltre alla pulsione a conservare la sostanza vivente e a legarla in unità sempre più vaste, dovesse esistere un’altra pulsione a essa opposta, che mirava a dissolvere queste unità. Dunque, oltre a Eros, una pulsione di morte, le cui attività non fu facile documentare. Freud ebbe l’idea che parte della pulsione si dirigesse verso il mondo esterno e diventasse quindi visibile come pulsione all’aggressione e alla distruzione. Sadismo e masochismo sono esempi di una siffatta lega della brama amorosa con la pulsione distruttiva. Anche dove essa fa la sua comparsa senza alcuna mira sessuale, al soddisfacimento della pulsione di morte si riallaccia un godimento narcisistico elevatissimo. La tendenza aggressiva è nell’uomo una disposizione pulsionale originaria e indipendente. La civiltà trova in essa il suo più grave ostacolo. La civiltà è un processo al servizio dell’Eros, che mira a raccogliere prima individui sporadici, poi famiglie, poi stirpi, popoli, nazioni in una grande unità: il genere umano. Perché ciò debba accadere non lo sappiamo; è appunto opera dell’Eros. La pulsione aggressiva è figlia e massima rappresentante della pulsione di morte che abbiamo trovato accanto all’Eros, con il quale si spartisce il dominio del mondo. Il significato dell’evoluzione civile indica la lotta tra Eros e Morte, tra pulsione di vita e pulsione di distruzione, come si attua nella specie umana.
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610-19
La civiltà domina il pericoloso desiderio di aggressione dell’individuo infiacchendolo, disarmandolo e facendolo sorvegliare da un’istanza nel suo interno, come da una guarnigione nella città conquistata. Il sentimento di colpa può trarre origine da due fonti: dal timore che suscita l’autorità, e dal successivo timore che suscita il Super-io. La prima fonte obbliga a rinunciare al soddisfacimento pulsionale; oltre a ciò, e poiché è impossibile nascondere al Super-io che i desideri proibiti continuano a persistere, preme per la punizione. La severità del Super-io (gli scrupoli di coscienza) è semplicemente la prosecuzione della severità dell’autorità esterna, alla quale è succeduta e che in parte ha sostituito. Dato che la civiltà obbedisce a una spinta erotica interna che le ordina di unire gli uomini in una massa intimamente coesa, essa può raggiungere tale meta solo per la via di un sempre crescente rafforzamento del senso di colpa. Se la civiltà è il cammino evolutivo necessario dalla famiglia all’umanità, a essa si ricollega l’esaltazione del senso di colpa, che forse giunge ad altezze difficilmente tollerabili per l’individuo.
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620-30
Il Super-io è un’istanza di cui Freud ha desunto l’esistenza, attribuendovi, fra le altre, la funzione di coscienza morale: tocca a tale funzione sorvegliare e giudicare le azioni e le intenzioni dell’Io, esercitare un’azione censoria. Il senso di colpa (la durezza del Super-io), quindi, è la stessa cosa che la severità della coscienza. Nel percorso evolutivo dell’individuo il programma del principio di piacere, trovare soddisfacimento e felicità, è costantemente assunto come meta principale, mentre l’inserirsi o l’adattarsi a una comunità umana appare una condizione cui ci si può sottrarre a stento, che dev’essere adempiuta lungo il cammino che ha come meta la felicità. Lo sviluppo individuale ci sembra un prodotto dell’interferenza tra due tendenze, di cui l’una, che comunemente chiamiamo “egoistica”, ambisce alla felicità, e l’altra, che chiamiamo “altruistica”, ambisce all’unione con i membri della comunità. Si può sostenere che la comunità sviluppa un Super-io, sotto il cui influsso si compie l’evoluzione civile. Il Super-io della civiltà è andato svolgendo i suoi ideali ed elevando le sue esigenze. Fra queste, quelle che riguardano le relazioni degli uomini tra loro vengono comprese sotto il nome di etica. Il problema fondamentale della specie umana sembra sia questo: se, e fino a che punto, l’evoluzione civile riuscirà a padroneggiare i turbamenti della vita affettiva provocati dalla pulsione aggressiva e autodistruttrice degli uomini.