Con la pubblicazione del caso Schreber, il caso di Dementia paranois, Freud introduce una discontinuità nella clinica, una discontinuità radicale. Egli introduce due idee fino ad allora impensabili. Freud ha lavorato anche con gli psicotici. La paranoia era quella patologia che non aveva deficit. Nella paranoia siamo di fronte all’intelligenza. Un soggetto che delira così può svolgere una funzione sociale: lavorare, votare, procreare… .
Freud si interessa alla paranoia. La psicoanalisi è entrata nel discorso della clinica da quell’elemento residuale della trattatistica psichiatria. Ha preso come oggetto di studio Schreber. Fino agli anni 60′ gli analisti si sono interessati principalmente alla paranoia tralasciando la schizofrenia.
Per Freud, il delirio di Schreber è il tentativo di guarigione. La sua tesi è che la paranoia è indotta come tale dall’esondazione, dal venire in avanti di una pulsione omosessuale sbarrata. È sufficiente la pulsione omosessuale a spiegare la paranoia? Il soggetto supposto sapere di Freud è l’inconscio e non la psichiatria.
Quindi, prima tesi, il delirio è una tentativo di guarigione resta sempre sullo sfondo. Il soggetto tenta di ricostruirsi.