Fonte: Jacques Lacan, Il Seminario – Libro XI – I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi 1964, Enaudi, Torino, 2003, p. 124.
L’inconscio primordiale, l’inconscio funzione arcaica, l’inconscio presenza velata di un pensiero da mettere a livello dell’essere … prima che questo pensiero si riveli, l’inconscio metafisico di E. von Hartmann – nonostante il riferimento che vi fa Freud in un’argomentazione ad hominem -l’inconscio soprattutto come istinto, ebbene, tutto ciò non ha nulla a che fare con l’inconscio di Freud, nulla a che fare – quale che sia il vocabolario analitico, le sue flessioni, le sue inflessioni – nulla a che fare con la nostra esperienza. Interpellerò qui gli analisti – avete mai, un solo istante, la sensazione di maneggiare la pasta dell’istinto?
Ho proceduto, nel mio rapporto di Roma, a una nuova alleanza con il senso della scoperta freudiana. L’inconscio è la somma degli effetti della parola su un soggetto, a quel livello in cui il soggetto si costituisce dagli effetti del significante. Il che indica bene che, nel termine di soggetto – per questo motivo l’ho ricordato all’inizio – noi non designiamo il substrato vivente che è necessario al fenomeno soggettivo, né alcuna sorta di sostanza, né alcun essere della conoscenza nella sua patìa, seconda o primitiva, e neppure il λόγος che si incarnerebbe da qualche parte, ma il soggetto cartesiano, che appare nel momento in cui il dubbio si riconosce come certezza – con questa differenza che, con il nostro approccio, le basi di questo soggetto si rivelano molto più ampie e, al tempo stesso, molto più serve, quanto alla certezza che esso manca. Questo è l’inconscio.
C’è un legame tra questo campo e il momento, momento di Freud, in cui esso si rivela. E questo legame che io esprimo, avvicinandolo al modo di procedere di un Newton, di un Einstein, di un Planck, modo di procedere a-cosmologico, nel senso che tutti questi campi si caratterizzano per il fatto di tracciare nel reale un solco nuovo rispetto alla conoscenza che si potrebbe attribuire a Dio da tutta l’eternità.
Paradossalmente, la differenza che assicura la sussistenza più sicura del campo di Freud, è che il campo freudiano è un campo che, per sua natura, si perde. E qui che la presenza dello psicoanalista è irriducibile, come testimone di questa perdita.