Ideale dell’Io (1)

L’Ideale dell’Io (Ichideal) è un termine che si riferisce a quell’istanza della personalità nella quale confluiscono il narcisismo, ovvero l’idealizzazione dell’Io, le identificazioni con i genitori, i loro sostituti e gli ideali collettivi. L’Ideale dell’Io rappresenta un modello verso il quale il soggetto tende.

È una nozione fortemente legata all’elaborazione in fieri di un’altra nozione molto importante nel pensiero di Freud, quella di Super-Io. In L’Io e l’Es, l’Ideale dell’Io e Super-Io sono praticamente sinonimi. In altri testi la funzione ideale sarà invece una sottocomponente del Super-Io.

L’Ideale dell’Io è introdotto per la prima volta in Introduzione al narcisismo (1914), per indicare quella formazione psichica, parzialmente indipendente, che rappresenta un punto di riferimento per l’Io e a partire dal quale questo ultimo valuta, misura e modula le sue realizzazioni.

Ciò che si “proietta avanti a sé come proprio ideale […] è il sostituto del narcisismo perduto dell’infanzia, di quell’epoca, cioè in cui egli stesso era il proprio ideale”[1]. È un narcisismo analogo ad un delirio di grandezza che, a seguito delle critiche dei genitori verso il bambino, viene abbandonato. Questa critica dei genitori sarà introiettata e confluirà in un’altra istanza psichica: quella di censura e autoosservazione, che Freud differenzia dall’Ideale dell’Io e che “[…] osserva costantemente l’Io attuale commisurandolo a questo ideale”[2].

L’Ideale dell’Io è un concetto fondamentale in “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” (1921). È considerato da Freud come formazione differenziata dall’Io che rende comprensibile la suggestione dell’ipnotizzatore e il potere che i leader hanno, cioè chiarisce tutti quei casi in cui un individuo è posto dal soggetto al posto del proprio ideale dell’Io.


[1] S. Freud, Totem e tabù e altri scritti 1912-1914, OSF, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, vol. 7, p. 464.

[2] op. cit., p. 465