Fonte: W. Heisenberg, Oltre le frontiere della scienza, trad. di S. Buzzoni, Editori Riuniti, Roma, 1984, pagg. 138-145
Quando Platone riprese i problemi sollevati da Leucippo e Democrito, adottò l’idea delle piccolissime particelle di materia, ma contraddisse violentemente a tendenza di quella filosofia a prendere gli atomi come il fondamento di tutto l’esistente, come gli unici oggetti materiali realmente esistenti. Gli atomi di Platone non erano materia in senso proprio, erano pensati come forme geometriche, come i solidi regolari della matematica. Queste figure erano in un certo modo le idee che sono alla base della struttura della materia, cosí come nel punto di partenza della filosofia idealistica, e caratterizzano il comportamento fisico dell’elemento a cui appartengono. Il cubo, per esempio, era la particella piú piccola dell’elemento terra e con ciò simbolizzava al tempo stesso la stabilità della terra. Il tetraedro con le sue punte aguzze rappresentava la particella piú piccola dell’elemento fuoco. L’icosaedro, che tra i solidi regolari è quello che si avvicina di piú alla sfera, rappresentava la mobilità dell’acqua. In questo modo i solidi regolari potevano valere come simboli di certe tendenze nel comportamento fisico della materia.
Ma non erano atomi in senso proprio, non erano unità fondamentali indivisibili, come quelli della filosofia materialistica. Platone li considerava composti da triangoli che formavano la loro superficie; e perciò queste piccolissime particelle potevano trasformarsi l’una nell’altra attraverso lo scambio dei triangoli. Per esempio due atomi d’aria e un atomo di fuoco potevano formare un atomo di acqua. In questo modo Platone fu in grado di sfuggire a problema dell’infinita divisibilità della materia. A causa della loro superficie bidimensionale, i triangoli non erano corpi e tanto meno materia; per cui la materia non poteva essere divisibile all’infinito. Il concetto di materia viene quindi risolto nel campo di dimensioni spaziali minime, nel concetto di forma matematica.
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Nei prossimi anni gli acceleratori ad alta energia porteranno alla luce molti altri particolari interessanti sul comportamento delle particelle elementari. Ma sono propenso a credere che la risposta, alla quale abbiamo appena accennato, ai vecchi problemi filosofici risulterà essere quella definitiva. Se sarà cosí, questa risposta confermerà le opinioni di Democrito o quelle di Platone?
A questo punto penso che la fisica moderna ha optato definitivamente per Platone. Infatti le piccolissime unità di materia non sono oggetti nel senso comune della parola; sono forme, strutture, o – in senso platonico – idee, di cui possiamo parlare senza ambiguità soltanto nel linguaggio matematico. Sia Democrito che Platone con il concetto di piccolissime unità di materia avevano sperato di avvicinarsi all’“uno”, al principio unitario che governa il corso del mondo. Platone era convinto che questo principio poteva essere espresso e compreso soltanto in forma matematica.