Il desiderio come desiderio dell’Altro possiamo leggerlo hegelianamente, come desiderio dell’uomo non in quanto desiderio di un oggetto. È il desiderio dell’Altro ad essere il suo stesso oggetto. Secondo questa prospettiva il soggetto è immerso in una intersoggettività costitutiva: il suo essere trae origine costitutivamente dall’essere dell’Altro.
Un’altra lettura possibile del desiderio come desiderio dell’Altro può essere come risposta simbolica dell’Altro alla domanda di riconoscimento del soggetto. Il soggetto è legato nel proprio essere al desiderio dell’Altro. Basti pensare al bambino che dipende dalle risposte intercettate nel desiderio dell’Altro materno.
Il desiderio come desiderio dell’Altro, è anche il desiderio inconscio. In questo caso il desiderio è iscritto in nell’altra scena, quella dell’inconscio appunto, alternativa alla coscienza, è un desiderio incrollabile. Il desiderio dell’Altro, qui, va aldilà della dialettica intersoggettiva. Si riferisce cioè ad una trascendenza interna al soggetto stesso.
In fine, il desiderio può essere letto anche come metonimia. Qui desiderio dell’altro è il desiderio d’Altra cosa. È un desiderio strutturalmente non soddisfabile attraverso un solo oggetto. Nell’isteria, si nota bene l’infinito in soddisfacimento che segna una sorta trascendenza del desiderio, nel senso che il desiderio va aldilà dell’oggetto di soddisfacimento. Il desiderio isterico è per struttura sempre alla ricerca di nient’altro che della propria insoddisfazione.