La fobia specifica si manifesta attraverso una paura o stato d’ansia in presenza di una situazione o oggetto specifico definito stimolo fobico. Lo stesso soggetto può temere più oggetti o situazioni facenti parte di una stessa categoria di stimoli fobici. Non è, quella di questi soggetti, una reazione riconducibile a una normale paura che può mostrarsi e poi estinguersi con facilità.
Parliamo di uno stato di ansia e paura intensi e clinicamente rilevanti. L’intensità del vissuto può variare in funzione della vicinanza all’oggetto o alla situazione temuta e può manifestarsi prima o durante l’effettivo contatto con l’oggetto o la situazione. La paura può sfociare in un attacco di panico. La paura e l’ansia sono evocate quasi ogni volta che il soggetto entra in contatto con lo stimolo fobico. Questo vuol dire che un soggetto che prova ansia solo occasionalmente (es. ha paura dei cani una volta su 5) non è affetto da fobia specifica. Il grado di paura può variare da ansia anticipatoria a attacco di panico, a partire da numerosi fattori: presenza di altri, durata dell’esposizione, ulteriori elementi minacciosi (es. un cane particolarmente grande o aggressivo). Inoltre, la paura e l’ansia si manifestano appena il soggetto viene a contatto con l’oggetto o la situazione. Immediatamente il soggetto ha una reazione evidente.
Il soggetto generalmente evita lo stimolo fobico o se non gli è possibile farlo, le reazioni di ansia e paura sono molto intense.
L’evitamento attivo implica che l’individuo intenzionalmente previene o riduce al minimo il contatto con gli oggetti o le situazioni fobiche, come per esempio: percorrere un tunnel invece che i ponti a causa della paura dell’altezza o evitare di entrare in una stanza buia per paura dei ragni, evitare di andare a vivere in un luogo dove lo stimolo fobico è più presente. Le condotte evitanti sono palesi ma possono anche essere meno evidenti (es. rifiutarsi di vedere immagini che evocano la forma di serpenti).
Molti soggetti hanno cambiato le loro abitudini di vita per evitare il contatto con lo stimolo fobico, per esempio alcuni possono trasferirsi in una città dove è assente. Le condotte evitanti confermano la diagnosi anche quando non ci sono episodi palesi di ansia e paura. I soggetti fobici sono consapevoli del fatto che le loro reazioni sono eccessive e che tendono a sovrastimare il pericolo della situazione o oggetto fobico.
La paura, l’ansia e l’evitamento sono costanti e durano in genere sei o più mesi e compromettono il funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
A volte la fobia emerge dopo un evento traumatico (es. dopo essere stati aggrediti da un animale) o all’osservazione di un evento traumatico che ha coinvolto altri (es. vedere qualcuno morire annegato), a seguito di un attacco di panico verificatosi in quella che poi diventerà la situazione temuta (es. attacco inaspettato alla stazione ferroviaria), o alla diffusione di informazioni dopo un disastro (es. pandemia). La maggior parte delle persone non sono in grado di ricordare la causa specifica dell’inizio dei sintomi. La fobia si sviluppa generalmente nella prima infanzia e nella maggior parte dei casi prima dei 10 anni. L’età media di esordio è tra i 7 e gli 11 anni.
Le fobie situazionali tendono ad avere un’età di esordio tardiva rispetto alle fobie specifiche per l’ambiente naturale, gli animali o il sangue-iniezioni-ferite.
Le fobie nate nell’infanzia e nell’adolescente generalmente hanno un andamento fluttuante durante quel periodo, però, le fobie che persistono anche in età adulta sono refrattarie alla remissione.
I bambini piccoli esprimo paura e ansia con il pianto o scoppi di collera, immobilizzazione o aggrappamento e fanno fatica a comprendere il concetto di evitamento. Pertanto è necessario raccogliere altre informazioni presso i genitori, gli insegnanti o altri che conoscono bene il bambino. Nei bambini sono comuni quelle paure che possono essere passeggere e compromettono moderatamente la loro vita o sono appropriate al loro stadio di sviluppo, in questi casi ovviamente non si può parlare di disturbo fobico specifico. Il grado di compromissione e di durata della paura, dell’ansia o dell’evitamento è fondamentale in questi casi per una corretta valutazione del problema.
Negli anziani il disturbo è meno frequente ma se è presente in genere si manifesta in concomitanza con preoccupazioni mediche ed è molto probabile che la fobia si palesi perché l’anziano attribuisce i sintomi dell’ansia a una condizione mediche piuttosto che psichica. Inoltre, gli anziani possono avere più probabilità di sviluppare l’ansia in maniera atipica e quindi avere maggiori probabilità di rientrare in un quadro di disturbo d’ansia senza specificazione.
Anche se la maggior parte delle fobie specifiche si sviluppa nell’infanzia e nell’adolescenza, è possibile anche che si presenti a qualsiasi età, spesso come risultato di esperienze traumatiche. Per esempio, fobie di soffocamento sono quasi sempre emerse a seguito di un episodio di soffocamento indipendentemente dall’età.
Fonte: American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Fifth ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing.