Fantasia (3)

Possiamo isolare diversi livelli riferiti alla nozione freudiana di fantasia, inconscia, subliminale e conscia. Le fantasticherie diurne, usate dall’elaborazione secondaria, possono essere direttamente connesse con la fantasia inconscia (nucleo onirico). Le fantasie di desiderio che l’analisi scopre nei sogni notturni si rivelano spesso ripetizioni e rielaborazioni di scene infantili, e in questo modo la facciata ci mostra immediatamente, in alcuni sogni, il nucleo onirico autentico, deformata dall’aggiunta di altro materiale”[1]. Il lavorio onirico della fantasia è connesso sia al desiderio inconscio profondo che all’elaborazione secondaria. I due estremi del sogno, praticamente. Le due diverse forme di fantasia sembrano congiungersi o quanto meno stabilire un legame simbolico tra di loro.

L’importanza che Freud da’ alla fantasia è dovuta al fatto che grazie ad essa è possibile intercettare il processo che entra in gioco nel passaggio tra i vari sistemi psichici, in particolare: rimozione o ritorno del rimosso. Le fantasie “si avvicinano alla coscienza, rimangono indisturbate finché non hanno un intenso investimento, ma sono respinte non appena il loro investimento supera un certo livello […]. [Le fantasie] da un lato sono altamente organizzate, non contraddittorie, hanno utilizzato tutte le acquisizioni del sistema C e il nostro giudizio potrebbe difficilmente distinguerle dalle formazioni di questo sistema. D’altro lato sono inconsce e incapaci di diventare coscienti. […]. La loro origine resta l’elemento decisivo del loro destino. Possiamo paragonarle a quegli uomini di razza mista che nell’insieme assomigliano in effetti ai bianchi, ma, poiché tradiscono la loro origine di colore per qualche tratto appariscente, e vengono per questo esclusi dalla società e non godono di nessuno dei privilegi dei bianchi”[2].

Freud sembra marcare le analogie sussistenti tra “le fantasie chiaramente coscienti dei pervertiti, che in circostanze favorevoli vengono messe in atto, i timori deliranti dei paranoici, proiettati ostilmente sugli altri, e le fantasie inconsce degli isterici, che la psicoanalisi scopre dietro i loro sintomi”, questi fattori “coincidono, dal punto di vista del contenuto, fino nei minimi particolari”[3].


[1] S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti 1900-1905, Opere di Sigmund freud, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, vol.4, p. 33.

[2] S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi e altri scritti 1915-1917, Opere di Sigmund Freud, Torino, Bollati Boringhieri, 2002, vol. 8, pp 74-75

[3] OSF, vol. 4, 477 n. 1