Familionari

Hirsh-Hyacinth quando raccontò come fu accolto da Salomon Rothschild, non disse “fui trattato con modi del tutto familiari, ovvero da pari a pari” ma, “fui trattato con modo del tutto familionari“. Freud subito nota che il neologismo è l’effetto di una condensazione a partire da:

FAMILI        RI

     MILIONARI

FAMILIONARI

In β sembra originarsi la parola, dove il soggetto parla ma, in realtà, come abbiamo imparato da Lacan, è in A che abbiamo il vero originarsi della parola, ovvero nel luogo dove chi parla riceve il proprio messaggio nella forma invertita. Quindi il circuito della parola inizia in A e poi si riflette in β ovvero dove si trova l’Io e poi ritorna in A in quanto luogo del codice per dirigersi poi verso ϒ dove il messaggio si completa.

Se Hirish-Hyacinth avesse detto “Sono stato trattato da pari a pari, in modo del tutto familiare” il circuito sarebbe stato A—>β, β—>A, A—>ϒ. Cioè è grazie al codice (A) che la frase risulta comprensibile a chi ascolta. Ma Hirish-Hyacinth userà il neologismo familionario e in ϒ si produrrà un messaggio diverso, un messaggio che oltrepassa le regole del codice A.

Familionario nasce dalla combinazione in ϒ di significanti secondo regole non previste dal codice tuttavia esso produce lo stesso degli effetti di significazione per chi ascolta, è una significazione nuova, inedita che produce senso.

Ma come è possibile che questa combinazione di significanti sia in grado di generare senso? Attraverso quello che Lacan definisce “uno scuotimento della catena significante[1] a partire da Δ. Tale scuotimento, ovvero, il fatto che in ϒ si produca una combinazione di significanti che non rispetta il codice di A, è dovuto al perturbamento della configurazione significante originale. Il messaggio può completarsi solo retroattivamente, cioè, solo quando la successione ΔΔ’ ha raggiunto l’ultima combinazione di significanti, cioè quella che determina il valore del segno. Ora, quando il messaggio sta per costruirsi in ϒ, qualcosa entra in gioco interferendo nella combinazione che era in corso di costituirsi, che era prevista a partire dalle regole del codice. Nell’esempio ripreso da Lacan, la combinazione avrebbe dovuto essere, familiari, ma qualcosa si intromette nella sequenza, una sequenza parallela, una combinazione che si aggancia ad essa modificandola, ovvero la parola milionari, che si muove intrecciata in qualche modo con familiari ma seguendo un circuito diverso. In gioco qui abbiamo qualcosa che agisce come un agglomerato significante clandestino, che sfugge al controllo del soggetto ma allo stesso tempo produce i suoi effetti e ciò lo troviamo in β’, quello che Lacan chiama l’oggetto metonimico, il “mio milionario” che per Hirish-Hyacinth sostituisce l’oggetto del suo desiderio. Hirish-Hyacinth che non navigava i buone acque desidera un “milionario” che possa dargli una mano, che possa sostenerlo ma in realtà, Solomon Rothschild, sembra essere lui a possedere Hirish-Hyacinth, il “mio milionario” che diviene l’oggetto inconscio che si manifesta in il “familionario”. Il “mio milionario” s’insinua nella catena significante che sta per nascere, per legarsi ad essa, trasformando il suo valore di significazione semplicemente aggiungendo alcune sillabe. Abbiamo così due circuiti che si muovono contemporaneamente: il circuito β —>A—>ϒ, quello “autorizzato” dal codice e quello clandestino, β–>β’–>ϒ. L’omofonia tra familiari e milionari favorisce una nuova cristallizzazione significante nel punto ϒ, una vera e propria condensazione significante che non rispetta le regole del codice e che tuttavia produce un nuovo senso. “Il messaggio super[a] qui non il messaggero […] ma piuttosto il supporto stesso della parola”[2], cioè nel punto ϒ si è creato un nuovo senso grazie a una sostituzione significante. Nel punto ϒ abbiamo oltre all’oggetto metonimico anche una vera e propria sostituzione metaforica. Nonostante il fatto che il messaggio si distingua dal codice possiamo osservare in questo caso che la violazione del codice avviene proprio sul piano del significante, del codice, cioè, distinguendosi, differenziandosi dal codice la battuta di spirito acquisice un certo valore di messaggio. Il messaggio si diventa tale proprio nella sua differenza dal codice. Il messaggio deve stare in un certo rapporto di distinzione con il codice, ma in questo caso a livello del significato esso vìola il codice. Nel caso del motto di spirito il messaggio si realizza a livello della produzione significante distinguendosi dal codice, e proprio questa distinzione le dona il valore di messaggio. Il messaggio, la sua natura di messaggio si fonda proprio nel suo essere altro rispetto al codice. Cioè, il messaggio diventa tale se c’è quel particolare intreccio significante che deve distinguersi dal codice in quanto quest’ultimo lo sanziona, dal luogo dell’Altro. La nuova creazione significante crea un nuovo senso ed è il prodotto sia del parlante sia dell’ascoltatore cioè, entrambi, si riconoscono nel luogo dell’Altro, ovvero, il neologismo, la nuova combinazione significante è possibile solo se si mantiene il riferimento con l’Altro ed è grazie a questo riferimento che il messaggio diventa possibile. 

“[…] è grazie alla metafora, grazie al gioco di sostituzione di un significante con un altro a un determinato posto, che si crea la possibilità non soltanto di sviluppi del significante ma anche della formazione di sensi sempre nuovi”[3] Anche nella dimenticanza dei nomi abbiamo l’intrusione di significanti che si sostituiscono. Ciò che viene dimenticato viene sostituito sempre da qualcos’altro che si mette al suo posto.

Nella psicopatologia della vita quotidiana Freud riporta l’episodio di dimenticanza che lo ha riguardato direttamente, quello del nome Signorelli[4], nome che viene sostituito da: Botticelli, Boltraffio, Bosnia Herzegovina che sono i due nomi a cui pensa quando tenta di ricordare. C’è qualcosa che fa da collante a questi nomi, quello che Lacan chiama “le rovine metonimiche dell’oggetto[5], cioè i resti della parola dimenticata. Nella parola Botticelli troviamo elli che è presente anche in Botticelli. In Boltraffio invece troviamo qualcosa di Bosnia Herzegovina. Poi, lo Her, ovvero Signore si lega metonimicamente al Signor di Signorelli, ovvero alla morte che Freud vorrebbe mantenere rimossa, l’oggetto perduto che emerge da questo quadro significante di associazioni, “[…] la traccia o l’indizio che abbiamo del livello metonimico. È quel che ci permette di trovare nel discorso la catena del fenomeno. È questo il luogo in cui, nell’analisi, viene a porsi la cosiddetta associazione libera, per quel tanto ch’essa ci permette di seguire la pista del fenomeno inconscio”[6].

Lacan insiste sull’identità delle leggi del linguaggio con quelle dell’inconscio, perché c’è un vero e proprio isomorfismo tra le formazioni inconsce e quelle alla base della formazione di senso attraverso il linguaggio, così come il senso si genera da una certa combinazione di parole, così le formazioni inconsce si generano a partire da una certa combinazione di parole. Il soggetto, emerge dal suo discorso, un discorso nel quale possiamo cogliere il dire del presente, l’Io in quanto rappresentante del soggetto nel discorso (a) e il presente del dire, ovvero qualcosa che va al di là della presenza del parlante, che è presente nel discorso (S).

Se dovessimo indicare il tratto essenziale del concetto freudiano di inconscio potremmo dire che esso ci dice che c’è un desiderio nascosto nel nostro essere, un desiderio che ci sforziamo di mantenere eclissato (nel dire del presente) e che tuttavia emerge insistentemente (nel presente del dire). Questo desiderio si manifesta sotto forma di maschera, maschera che ci indica proprio qualcosa del desiderio e del suo riconoscimento, o meglio, esso è proprio desiderio di riconoscimento che tuttavia non è immediatamente chiaro perché il soggetto non riesce a decifrarlo.

Abbiamo desiderio di riconoscimento che è il desiderio del desiderio dell’Altro e che in quanto tale ci lascia precipitare sempre in una condizione di insoddisfazione e il riconoscimento del desiderio, il desiderio che spinge per farsi capire e che emerge attraverso il sintomo o in qualche altra forma sempre camuffata, mascherato, difficile da decifrare. Il desiderio è connesso alla castrazione e questo ci dice che il desiderio si lega ad un marchio inciso sul fallo (castrato) che ci indica la direzione verso la quale punta il desiderio, come se il marchio della castrazione fosse la stella polare che ci orienta nel nostro destino. Il fallo è il significante del desiderio.

“Quando si tratta dell’uomo, l’essere vivente marchiato ha un desiderio che non è senza un certo intimo rapporto con il marchio. […] C’è forse in questo desiderio, fin dall’origine, un’apertura che permette al marchio di acquisire un’incidenza speciale. È invece indubbio lo stretto rapporto che esiste tra ciò che caratterizza il desiderio nell’uomo e l’incidenza, il ruolo e la funzione del marchio”[7]. Il marchio pone la questione della relazione del desiderio con il significante perché il marchio rappresenta il significante puro.


[1] J. Lacan, Il Seminario. Libro V. Le formazioni dell’inconscio, p. 20

[2]  Ibid, p. 32.

[3]  Ibid, p.28.

[4] S. Freud, Psicopatologia della vita quotidiana, (1905), in Opere, cit. cap. I “Dimenticanza dei nomi propri”.

[5] J. Lacan, Il Seminario. Libro V. Le formazioni dell’inconscio, p.39

[6] Le formazioni dell’inconscio p. 36.

[7] Formazione dell’inconscio, p. 318.