Tratto da Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. III, pagg. 396-398 – J. Eccles, voce MENTE, in Enciclopedia del Novecento, vol. IV, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma, 1979.
Per il nostro scopo presente è importante chiarire i termini del problema, in primo luogo esponendo brevemente la concezione dei tre mondi di Popper e in secondo luogo presentando un diagramma esplicativo delle principali teorie, cosicché le teorie materialistiche della mente possano essere messe a confronto con la teoria dualistico-interazionistica proposta in questa sede.
1. Il 1° mondo è l’intero mondo materiale degli universi inorganico e organico, che include tutte le entità biologiche, anche i cervelli umani, e tutti i manufatti.
2. Il 2° mondo è il mondo che include non solo le nostre immediate esperienze percettive, visive, uditive, tattili, di dolore, di fame, di rabbia, di gioia, di paura ecc., ma anche i nostri ricordi, fantasie, pensieri, progetti, e al centro di tutto ciò il nostro io, unico, soggetto delle nostre esperienze.
3. Il 3° mondo è il mondo della creatività umana, che comprende, per esempio, i contenuti oggettivi dei pensieri che stanno alla base delle produzioni scientifiche, artistiche e letterarie. Il terzo mondo è pertanto il mondo della cultura in tutte le sue manifestazioni, come è stato spiegato da Popper.
Le teorie dominanti sul rapporto mente-cervello accettate oggi dai neuroscienziati sono puramente materialistiche, nel senso che attribuiscono completo dominio al cervello. Non si nega che la mente o coscienza esista, ma le si attribuisce un ruolo passivo identificandola con quelle esperienze mentali che accompagnano alcuni tipi di attività cerebrale – come per esempio la percezione della propria identità psiconervosa – e la si considera priva di ogni effettiva influenza sul cervello. Il complesso meccanismo nervoso del cervello funziona in modo determinato materialisticamente, indipendentemente da ogni forma di coscienza. Le esperienze del “senso comune” secondo le quali possiamo controllare, entro certi limiti, le nostre azioni o esprimere i nostri pensieri attraverso il linguaggio sono, si sostiene, illusorie. In realtà è raro che questa concezione sia espressa cosí apertamente e tuttavia corrisponde esattamente alla descrizione che ne abbiamo fatto, a dispetto di ogni tentativo, anche sofisticato, di dissimularla.
Figura 1. – Rappresentazione diagrammatica delle teorie concernenti il rapporto cervello-mente
1° mondo = tutto il mondo fisico (f) o materiale (m) incluso il cervello.
2° mondo = tutte le esperienze mentali o soggettive.
Il mondo lf è tutto il mondo materiale privo di stati mentali.
Il mondo 1m è quella minuscola frazione del mondo materiale alla quale sono associati stati mentali.
Materialismo radicale: 1° mondo = mondo lf; mondo 1m = 0; 2° mondo = 0.
Pampsichismo: tutto è 1° c 2° mondo; il 1° mondo e il 2° mondo non esistono separatamente
Epifenomenalismo: 1° mondo = mondo 1f + mondo 1m; mondo 1m 2° mondo
Teoria dell’identità: 1° mondo = mondo 1f + mondo 1m; mondo 1m = 2° mondo (l’identità)
Dualismo-interazionismo: 1° mondo = mondo 1f + mondo 1m; mondo 1m interagisce con 2° mondo; questa interazione avviene nel cervello di collegamento, cc = mondo 1m
Sicché 1° mondo = mondo 1f + mondocc e mondo 1cc interagisce con 2° mondo
Nella fig. 1 il 1° mondo è diviso in un mondo 1f e in un mondo 1m infinitamente piccolo. In generale le teorie materialistiche sono quelle che asseriscono che gli eventi mentali non possono avere alcun reale effetto sugli eventi cerebrali del 1° mondo – che il 1° mondo è chiuso a ogni possibile influenza esterna, come è postulato, invece, dalla teoria dualistico-interazionistica. Questa chiusura del 1° mondo è assicurata in quattro modi differenti nelle quattro varietà di materialismo illustrato nella fig. 1.
1. Il materialismo radicale asserisce che tutto è mondo 1f.. Si nega o si ripudia l’esistenza degli eventi mentali, in quanto semplici illusioni: il problema del rapporto mente-cervello è un non problema.
2. Il pampsichismo asserisce che tutta la materia ha uno stato interno mentale o protopsichico; poiché questo stato è parte integrante della materia, non può avere alcun effetto su di essa. La chiusura del 1° mondo è salvaguardata.
3. Secondo l’epifenomenalismo gli stati mentali esistono in relazione ad alcuni eventi materiali, ma non hanno alcuna importanza causale. Anche in questo caso la chiusura del 1° mondo è salvaguardata.
4. La teoria dell’identità o teoria dello stato centrale o teoria psiconervosa afferma che gli stati mentali esistono come aspetto interiore di alcune strutture materiali che nelle formulazioni attuali sono limitate a strutture cerebrali come le cellule nervose. Questa postulata “identità” può sembrare un modo di attribuire potere causativo agli eventi mentali, dato che le cellule nervose “identiche” agli stati mentali hanno questo potere. Tuttavia il risultato di questa operazione è che gli eventi puramente materiali dell’attività nervosa bastano di per sé a fornire tutte le risposte date dalla “coppia” mente-cervello: si preserva cosí la chiusura del 1° mondo.
A queste teorie materialistiche o parallelistiche si oppongono quelle “dualistico-interazionistiche”, rappresentate diagrammaticamente nella parte inferiore della fig. 1. L’assunto fondamentale di queste teorie è che la mente e il cervello sono entità indipendenti, in quanto il cervello appartiene al 1° mondo e la mente al 2° mondo, e che essi in qualche maniera interagiscono. Vi è quindi una frontiera, e attraverso questa frontiera si verificano interazioni in entrambe le direzioni, concepibili come un flusso di informazione, non di energia. Ci troviamo quindi di fronte alla straordinaria concezione secondo cui il mondo della materia-energia (1° mondo) non è completamente sigillato, come vuole un principio fondamentale della fisica, ma vi sono delle piccole “crepe”, in mancanza delle quali il 1° mondo sarebbe perfettamente chiuso.