Tratto da Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. III, pag. 396 – J. C. Eccles, voce MENTE, in Enciclopedia del Novecento, vol. IV, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma, 1979.
Finora la descrizione del funzionamento dei moduli è rimasta sul piano puramente materialistico. Potrebbe spiegare, per esempio, le operazioni della macchina neuronica che trasformano le afferenze sensoriali in qualche forma di risposta motoria passando attraverso complicatissimi schemi spazio-temporali di moduli. Ma se seguiamo l’ipotesi dualistico-interazionistica dobbiamo porci la domanda: quale attività della macchina neuronica può essere “decifrata” dalla mente autocosciente? Possiamo dire anzitutto che non è concepibile che la mente autocosciente sia collegata a singole cellule o a singole fibre nervose. Individualmente queste unità neuroniche sono troppo inattendibili e inefficienti. In base a ciò che sappiamo oggi sul modo di funzionare della macchina neuronica, dobbiamo porre l’accento sugli insiemi di neuroni (centinaia o migliaia) che cooperano nell’ambito di una qualche configurazione. Solo questi raggruppamenti possono essere attendibili ed efficaci. I moduli della neocorteccia sono appunto insiemi di neuroni. Entro certi limiti il modulo, con i suoi circa 2.500 neuroni di diversi tipi e con la sua organizzazione funzionale di eccitamento e inibizione a feedback e feedforward ha una vita indipendente. Per ora sappiamo poco sulla dinamica interna di un modulo; ma possiamo congetturare che esso, con la sua organizzazione complessa e la sua intensa attività, sia un componente del mondo fisico (1° mondo) in contatto sia emittente sia ricevente con la mente autocosciente (2° mondo).