Lo stato di coscienza sembrerebbe essere garantito da alcune aree presenti nel tronco encefalico con il coinvolgimento di altre strutture presenti nella parte più profonda del cervello.[i] Parliamo di nuclei fittamente intrecciati tra di loro, nuclei che sembrano un tutt’uno e che solo successivamente sono stati riconosciuti come distinti. Questo insieme di strutture veniva comunemente denominato sistema reticolare attivante (scoperto da Giuseppe Moruzzi e Horace Magoun) dove la parola “reticolare” serviva proprio a descrivere la fitta rete di strutture interconnesse. Oggi viene chiamato sistema attivante ascendente o sistema attivante esteso reticolare e talamico (ERTAS che in inglese sta per Extended Reticular and Thalamic Activating System).
Il tronco dell’encefalo approssimativamente ha la grandezza di un pollice di un uomo adulto mentre i nuclei hanno più o meno la grandezza di una capocchia di un fiammifero.
Una piccola lesione ad una zona così piccola del cervello può portare ad una perdita di coscienza o anche al coma profondo.
Le anestesie generali agiscono proprio su questi piccoli nuclei, la “disattivazione” di queste strutture profonde porterebbe alla perdita totale di coscienza.[ii]
Questi nuclei incidono significativamente sulla regolazione e modulazione delle reazioni viscerali.[iii] I contenuti di coscienza sarebbero il risultato delle modificazioni corticali dovute alla percezione del mondo esterno e gli stati di coscienza l’effetto dei cambiamenti interni del corpo. Le aree corticali attive nella percezione del mondo esterno agiscono anche per assimilare le informazioni e la stessa cosa accade per le aree profonde che monitorano le variazioni del mondo interno attraverso una mappatura somatica delle nostre reazioni viscerali.[iv] I contenuti della coscienza includono gli effetti dei cambiamenti provenienti dall’ambiente esterno ma anche l’attività di pensiero e gli stati di coscienza sono l’effetto delle variazioni corporee momento dopo momento (un calo di zuccheri, aumento di frequenza cardiaca, cambio temperatura) ma anche delle riconfigurazioni della rete neurale in cui vengono mappate queste variazioni. In questo senso lo stato di coscienza è il risultato di un’azione di virtualizzazione delle reazioni corporali. Quindi abbiamo una rappresentazione corporea di fondo, uno stato di fondo della coscienza.
Quando dico che in questo momento mi sento così e così introduco già una
dimensione qualitativa della coscienza, anche se lo faccio attraverso il
linguaggio. Questa individualità coscienziale mi informa di qualcosa, su come
mi sento. Cioè oltre a “dirci” qualcosa di quello che ci accade a livello
viscerale, ce lo dice in una lingua tutta privata, sensoriale, ha anche una
funzione valutativa, cioè attribuisce un certo valore ai nostri stati somatici:
mi sento bene, mi sento male incluso la vasta gamma di sensazioni intermedie.
[i] Dalla parte superiore del midollo allungato al ponte, in un’area che coinvolge rostralmente il mesencefalo fino ad una porzione del talamo.
[ii] Il sistema attivante esteso reticolare e talamico contiene appunto anche alcuni nuclei del talamo, una porzione dell’ipotalamo, la regione tegmentale ventrale, i nuclei parabrachiali, il grigio periacqueduttale, il nucleo del locus coeruleus, i nuclei del rafe e la formazione reticolare. I loro neuroni ricevono informazioni principalmente dalla dimensione interna del corpo attraverso anche gli ormoni che viaggiano attraverso il sangue e il liquido cerebro-spinale oltre che i vari sistemi neurali.
[iii] Damasio a partire da queste considerazioni sostiene che: 1) Il contenuto della coscienza è legato alle attività delle aree posteriori della corteccia cerebrale che monitorano il mondo esterno; 2) Lo stato di coscienza è garantito dal sistema attivante ascendente del tronco dell’encefalo, che reagisce in funzione dei modificazioni nell’ambiente interno del corpo.
[iv] McLean pensava che la parte più importante del cervello viscerale fosse l’ippocampo e che esso ricevesse i segnali sia dal mondo esterno che da quello interno o viscerale. L’intreccio tra le sensazioni esterne e quelle interne rappresenta per questo autore la struttura dell’esperienza emotiva, le cellule piramidali dell’ippocampo costituirebbero la tavolozza dei colori emozionali. La difficoltà ad interpretare le emozioni, secondo McLean è dovuta proprio alla struttura dell’ippocampo, che lui considera essere il punto di riferimento del cervello viscerale. L’ipotesi avanzata è che esso abbia una modalità di processare l’informazione molto rozza e che sia una sorta cervello primitivo incapace di lasciarsi permeare dal linguaggio, anche se esso parrebbe caratterizzarsi per un presunto simbolismo non verbale, una sorta di lingua viscerale che produce degli effetti molto rilevanti sul nostro comportamento. Questa lingua viscerale è in grado di generare un linguaggio poco raffinato, primitivo e scarsamente analitico, dove le associazioni possono essere a tal punto disarticolate da provocare fobie o comportamenti compulsivi molto invalidanti. La neocorteccia riuscirebbe invece a intervenire, attraverso una analisi più dettagliata di queste “rappresentazioni viscerali”, prima che queste si trasformino in comportamenti o stati somatici tout court. Questa descrizione evoca vagamente il concetto freudiano di inconscio, anche se per McLean il cervello viscerale non è inconscio, non è un contenitore del rimosso, esso si caratterizza per una sintassi molto primitiva, un linguaggio primitivo che rende quasi impossibile la sua decodifica verbale. McLean nel 1952 denominò «sistema limbico» questo cervello viscerale nel quale l’ippocampo restava l’elemento preminente. Oggi è acclarato che l’ipotalamo è importante per tutto il sistema nervoso, neocorteccia inclusa e altre aree sono implicate nel sistema limbico, per esempio midollo allungato. Inoltre è stato dimostrato che l’ippocampo (insieme ai corpi mammillari e al talamo anteriore) non incide in modo significativo sulle funzioni emotive, invece sembra produrre effetti rilevanti sulla memoria cosciente.