Se l’invidia è il registro che più si avvicina a Lacan, nella gratitudine, invece, possiamo individuare le differenze più evidenti tra Melanie Klein e Lacan. Qui le due strade si divaricano. In Melanie Klein non c’è il fallo portato a status di significante. La gratitudine è il derivato della capacità di amare. Ha la funzione di creare un oggetto buono che è il titolo a partire dal quale avere una vita sana. Avere una buona oralità. Un buon oggetto che nasce dalla relazione con la madre. Quando il soggetto è troppo preso dall’invidia non può arrivare ad un godimento completo. È incapace di amare. Alla base di ogni sintomo c’è un godimento molto preciso.
Anche per Klein (come per Lacan) la stabilizzazione del godimento, di un buon oggetto interno, è legato alla capacità di donare, di amare. Per Lacan è importante la simbolica del dono, è fondamentale per la trasmissione delle generazione. Il consorzio umano alla base, ha proprio la questione dello scambio: dare ciò che non si ha. Questa lettura matura tardi in Lacan, ovvero quando il fallo da oggetto diventa significante. La simbolica del dono sia in Lacan che in Freud è edipica. In Melanie Klein, invece è preedipica: non c’è la simbolizzazione del fallo che sottende lo scambio degli oggetti.
Lo scambio è anche scambio della parola, è l’apertura all’alterità stessa, alla dialettica del desiderio.
La gratitudine è la via d’uscita da quell’empasse del godimento, dove il soggetto non si apre, non riesce a svuotarsi dell’invidia a favore della costruzione dell’altro buono (posizione depressiva). È un modo di immaginificare il simbolico. L’aporia kleiniana è il cortocircuito sul fallo. Lacan ha appoggiato la teoria di Freud sul fallo. La teoria freudiana per la Klein è stata ritradotta tutta in termini della madre, nella funzione materna. Le aporie del kleinismo: aver poggiato tutta la teoria freudiano sulla funzione materna.