Premessa (7:487-91)
Il caso descritto da Freud riguarda un giovane ammalatosi a seguito di una infezione blenorragica contratta a diciotto anni. Quando iniziò la cura psicoanalitica, molti anni dopo, era incapace di far fronte alle difficoltà della vita e di fare a meno dell’aiuto degli altri. Fin dai primi anni di vita fu affetto da gravi disturbi nevrotici. Disturbi manifestatisi prima dei quattro anni di età come isteria d’angoscia (zoofobia), e successivamente come nevrosi ossessiva a contenuto religioso, prolungatasi fino ai dieci anni. I primi anni di trattamento non sortiscono nessun effetto. Il giovane, per molto tempo, assunse un atteggiamento di docile indifferenza. Inorridiva dinnanzi all’idea di un’esistenza indipendente e più autonoma e ciò costituiva un grande problema. Freud aspettò fino a quando il transfert verso di lui fosse abbastanza forte da controbilanciare quel terrore verso una vita indipendente. Comunicò al paziente che a una certa data la cura si sarebbe fermata. Pressato da questa scadenza, la resistenza e la fissazione alla malattia scomparvero. La lunghezza dell’analisi, la quantità del materiale che emerse durante il percorso e di cui era necessario rendersi consapevoli non ha avuto nessuna importanza se confrontato con la resistenza da superare nel corso del lavoro, ovvero, ha avuto importanza solo in quanto sono stati proporzionali alla resistenza stessa.
Sguardo generale all’ambiente e alla storia della malattia (7:492-96)
Freud descrive il mondo che attorniava il paziente da bambino. La madre soffriva di disturbi addominali, il padre soffriva di crisi depressive che lo portarono ad allontanarsi da casa. La cattiva salute della madre non le consentiva di occuparsi sufficientemente dei bambini. I primi ricordi del paziente raggiunsero l’epoca in cui era accudito da una bambinaia, un’anziana donna del popolo, di scarsissima cultura che però gli donava tutto il suo affetto. Sembrava che inizialmente egli fosse stato un dolcissimo e docile bambino, a tal punto che in casa si diceva che lui sarebbe dovuto nascere femmina e la sorella, al posto suo, maschio. Al ritorno dalla solita vacanza estiva, i genitori lo trovarono trasformato: era scontento, violento e irritabile e per molto poco si offendeva iniziando a urlare violentemente. Quell’estate la famiglia fu assistita da una governante inglese. La sorella lo perseguitava mostrandogli una figura di un lupo in un libro pieno di illustrazioni, quella foto lo spaventava molto. Le informazioni fornite dal paziente lasciano ipotizzare che in quegli anni egli abbia sofferto di una crisi di nevrosi ossessiva. Raccontò di essere stato molto devoto per un lungo periodo di tempo. Negli anni più maturi ebbe un rapporto difficile con il padre che in quel periodo, dopo molte crisi di depressione, non riusciva più a nascondere gli aspetti morbosi del suo carattere.
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Cfr. S. Freud, Totem e tabù e altri scritti 1912-1914, Opere di S. Freud, Vol. 7 Torino, Bollati Boringhieri, 2000