Dal corpo parlato dell’isterica al corpo parlante dello psicotico (11/17)

Quindi, con Lacan si passa dal corpo parlato dell’isterica al corpo parlante dello psicotico.

Non è più il significante che scava un posto, il corpo non è più preso nel linguaggio.

Il taglio agisce su una sostanza. Su questa sostanza non opera l’Altro simbolico, non opera il linguaggio. Nel Seminario XVII Lacan scrive «Che cos’è che ha un corpo e che non esiste? Risposta: il grande Altro»[i].

L’Altro non esiste, il corpo diventa il vero Altro per il soggetto.

Nel corpo che parla si articola la parola della Lalangue.

Il corpo come “sostanza pulsionale” viene tagliato dalle parole, in esso si imprimono le marcature che alimentano gli eventi di corpo.

Se inizialmente la psicoanalisi, e con lei anche Lacan, spingeva verso una soggettività che avviene lì dove era la pulsione, adesso la psicoanalisi cerca di fare spazio al trauma del linguaggio iscritto nel corpo.

Il soggetto sopporta gli scossoni che tutto ciò comporta.

La pulsione impregna la lingua.

Il soggetto è tramortito da tale traumatismo nascosto nel dire che si appoggia ad una scrittura di un godimento perduto nella lingua.

Nominiamo la sostanza pulsionale, almeno ci proviamo.

In Lo stordito Lacan scrive: «Che si dica resta dimenticato dietro ciò che si dice in ciò che si intende»[ii]. La pulsione si riduce ad un certo modo di dire, nascosto dietro al detto, detto che è marginale rispetto a ciò che si intende dire. Ci sono effetti traumatici prodotti dalla Lalangue.

Le parole, che non sono tali per un neonato, diventano troumatisme di non-sensi.

Battono sul corpo, si imprimono in esso.

Questi traumatismi sono anche dei sentieri segnati nel corpo, percorribili dai significanti e fondamentali per il parlessere.

Ogni singolarità troverà poi il suo modo di dire quei sentieri iscritti sul corpo, solcati dalle prime parole incomprensibili.

Questo dire non sarà fatto solo di parole ma anche di eventi di corpo.

Tali eventi di corpo possono orientare la nostra ricerca di quella lingua perduta.

Tali eventi possono lasciar emergere quel nocciolo di reale che li struttura.

Non è importante trovarne l’associazione con certe parole o un certo senso. Forse non sapremo mai quali frammenti di parole ci hanno marchiato nel corpo, segnando i nostri percorsi pulsionali.


[i] Lacan J., Il Seminario. Libro XVII. Il rovescio della psicoanalisi [1969-1970], Einaudi, Torino 2001, p. 77.

[ii] Lacan J., Lo stordito, in Altri scritti, cit., p. 445.