Attraverso il processo d’introiezione nella malinconia, l’oggetto perduto è eretto nuovamente nell’Io. L’oggetto perduto fuori è conservato dentro secondo il modello dell’incorporazione cannibalica. In Io e l’Es (1922), Freud attribuirà a questa sostituzione (l’identificazione con l’oggetto al posto dell’investimento d’oggetto), una importanza sempre maggiore soprattutto in riferimento alla formazione dell’Io. Nella fase del declino dell’’Edipo l’abbandono dell’investimento sull’oggetto sfocia in un consolidamento delle identificazioni: l’ideale dell’io è l’erede del complesso d’Edipo.
L’ideale dell’io è costituito da questa identificazione primaria: come il padre devi essere. Tale identificazione subisce un rimaneggiamento radicale: l’Edipo introduce l’impossibile. La messa a fuoco dell’impossibile è il frutto dell’attraversamento dell’Edipo ed opera a livello dell’ideale dell’Io. La messa a fuoco dell’impossibile si formula nell’identificazione al padre che, ad un certo punto, trova un impossibile, un no: “come il padre non puoi essere”. Le prerogative nei confronti della madre non possono essere realizzate. Questa impossibilità, questo “no” è ciò che scava uno scalino dentro l’Io. [1]
Il padre (devi essere come lui ma non puoi essere come lui) viene messo in una idealità. Si scava uno scalino, un modello ideale a partire dal quale si crea un processo di soggettivazione. Tutte le volte che si produce la parola “io” lo si fa su uno sfondo di idealità, si aspira ad una idealità per far sì che questo “io” sia qualche cosa, un qualcosa che ha certi tratti. L’introiezione nell’io dell’oggetto perduto è alla base dell’ambivalenza, ovvero di quel fattore che complica il processo del lutto: l’odio verso l’oggetto si rivolgerà contro l’io stesso.
L’identificazione con il padre è quella che riguarda l’essere. È la risposta alla domanda “chi sono?”. Un desiderio di identificazione che trova una prima identificazione al padre. Questa identificazione primaria, che è diretta verso un oggetto esterno, sarà successivamente rielaborata e rimaneggiata nel corso dell’evoluzione psichica, nel passaggio del complesso di Edipo. L’identificazione primaria con il padre è l’identificazione con un oggetto esterno che deve essere introiettata. Ma per fa sì che ciò avvenga, per introiettarla, è necessario staccare qualcosa dalla persona in carne ed ossa. Questo passaggio è quello che Freud descrive come scalino all’interno dell’io, una prima impressione, impronta: da questa impressione si scava uno scalino, uno scarto che crea un posto vuoto, è un gradino che tiene in sé la traccia di tutte le qualità che caratterizzano il padre e che Freud chiama l’ideale dell’io. È una prima dinamica in cui l’ideale dell’io inizia ad abbozzarsi. Si depositano lì quei tratti che caratterizzano il padre, una tradizione, una cultura, il simbolico di una tradizione che ha preceduto la nascita di questo individuo.
Ciascuno è membro e partecipa a tante
masse organizzate: chiesa, stato, classe sociale ecc., sono masse a cui si può
appartenere e ciascuna di esse si appoggia a questo scalino scavato dal padre.
Tanto più l’individuo avrà la possibilità di costruirsi una personalità
sfaccettata, variegata, tanto più avremo un ideale composito, tanto più saremo
originali. Tanto più questo scalino sarà scavato, tanto più questo vuoto
rappresenterà un solido punto di appoggio. L’ideale sarà solido e sviluppato.
Affinché ci sia una rimozione è necessario che ci sia
un ideale dell’io, ovvero il gradino dovrà essere abbastanza scavato. Un’Edipo non attraversato, uno
scalino non scavato, una rimozione non avvenuta, rischia di creare le
condizioni per una psicosi: è proprio ciò che troviamo alla base delle masse.
Una sorta di psicosi generalizzata.
[1] S. Freud, Psicologia della masse ed analisi dell’Io, in OSF, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, Vol. 9, p, 139.