Ciò che fa differenza tra una massa primaria (disorganizzata) ed una organizzata è che quest’ultima è tenuta insieme da un ideale dell’io comune e da un leader che incarna questo ideale. La massa primaria, invece è tenuta insieme dalle caratteristiche personali del suo leader che non è portatore di un discorso ma che convoglia su di sé l’attrazione del gruppo. Nelle masse organizzate, invece, il leader dovrà farsi portatore di un ideale dell’io.
L’Ideale dell’Io e il Super-Io, in Freud sono usati allo stesso modo. Il Super-Io è l’erede del complesso edipico. È l’effetto dell’attraversamento completo del complesso edipico. È un attraversamento che dà come effetto un’identificazione che è diversa da tutte le altre.
In L’Io e l’Es (pagg. 460-500) il Super-Io è un’identificazione diversa da tutte le altre. Ogni rapporto oggettuale si traduce in una identificazione. Ogni rapporto oggettuale ha da essere abbandonato, riconosciuto come esterno, si traduce in una serie di identificazioni. È un modo di introiettare l’oggetto per non perderlo del tutto. Si introiettano alcuni tratti originari dell’oggetto in modo da non perderlo. L’insieme di tutte queste identificazione è quello che costituisce l’armatura del carattere. Il carattere è il collage di tutte le identificazione con i vari tratti degli oggetti (più le difese che ciascuno costruisce). L’insieme delle identificazioni costruisce il carattere.
Il Super io/Ideale dell’io è il residuo dell’identificazione con il padre. Anche se la madre è in gioco, in definitiva, l’identificazione è al padre.
L’ideale dell’io è costituito da questa identificazione primaria. Come il padre devi essere. Tale identificazione subisce un rimaneggiamento radicale: l’Edipo introduce l’impossibile. La messa a fuoco dell’impossibile è il frutto dell’attraversamento dell’Edipo ed opera a livello dell’ideale dell’io. La messa a fuoco dell’impossibile si formula nell’identificazione al padre che, ad un certo punto, trova un impossibile, un no: “come il padre non puoi essere”. È impossibile, “come il padre non puoi essere”. Le prerogative nei confronti della madre non possono essere realizzate. Questa impossibilità, questo “no” è ciò che scava uno scalino dentro l’io.
Il padre (devi essere come lui ma non puoi essere come lui) viene messo in una idealità. Si scava uno scalino, un modello ideale a partire dal quale si crea un processo di soggettivazione. Tutte le volte che si produce la parola “io” lo si fa su uno sfondo di idealità, si aspira ad una idealità per far sì che questo “io” sia qualche cosa, un qualcosa che ha certi tratti.