Forti delle considerazioni fatte nel post di ieri, possiamo accennare, nell’ambito della cura del minore psicotico, ad alcune prospettive metodologiche che lasciano ampio spazio all’intervento psicoanalitico in campo istituzionale. In particolare è necessario interrogarsi sulle potenzialità che la comunità psicoterapeutica offre in quanto contesto di cura in grado di fornire una valida alternativa alla psicoterapia individuale, capace di offrire l’incontro con un Altro regolato, un luogo in cui abitare corredato di leggi in grado di pacificare, mettere ordine e offrire al soggetto sofferente qualcosa che non ha potuto trovare nel campo familiare: la comunità rappresenta per il minore psicotico un luogo di supplenza e di riparazione rispetto ad un cattivo incontro con l’altro.
Il lavoro clinico istituzionale diviene un atelier di vita entro cui il soggetto ha la possibilità di prendere contatto con un altro diverso da quello terrifico, abbandonico, inaffidabile o invasivo che ha incontrato nel corso della sua esistenza; diventa spazio di ricomposizione di una relazione più sostenibile: riaprendo così al soggetto la possibilità di una vita mossa dal desiderio. L’altro istituzionale riuscirà in questo proposito se sarà in grado di offrire un luogo reale di regolazione da un lato, e dall’altro d’interferenza sul “godimento mortifero” tipico delle psicosi. Il lavoro si focalizzerà sulla dinamica interna del gruppo dei pazienti, ma senza perdere mai di vista gli obiettivi di natura pragmatico-organizzativa della vita quotidiana e coinvolgendo sia i pazienti che gli operatori. Importante saranno anche quei momenti nei quali le forme della simbolizzazione passeranno attraverso altre modalità rappresentative: attività di messa in scena (psicodramma), ateliers e laboratori centrati spesso su di una pratica che passa attraverso un fare manuale che metta al centro il corpo come “veicolo” di una produzione reale dotata di valore simbolico per il soggetto e per il gruppo. La “clinique à plusieurs” – così è stata definita questa pratica da alcuni autori di cultura francofona al centro di un dibattito tra studiosi italiani – ha la funzione di creare un luogo terapeutico in cui si presta molta attenzione all’emergere, nei diversi momenti della vita istituzionale, della soggettività impegnata ad aprirsi un varco tra le maglie del sintomo psicotico.