Newton non si discosta dalla causalità meccanicista, accetta questo modello, semplicemente non cerca rappresentazioni concrete del modello meccanico. Newton lascia cadere questo aspetto. Da’ un’espressione matematica della causalità rispetto a Cartesio. Abbiamo un prosciugamento dell’immaginario e quindi un’espressione matematica. Abbiamo una matematizzazione della causa.
Comte rifiuta l’idea di causalità perché ha sempre un carattere metafisico. Egli vuole formulare tutto in termini positivi, vuole estendere il campo delle scienze empiriche a quelle soggettive. Comte rifiuta la nozione di causalità come metafisica e si esprime a favore delle leggi che descrivono il funzionamento dell’universo. Nella causalità andiamo sempre alla ricerca o di un origine o di un fine. Nella ricerca della causalità possiamo rappresentarci l’universo come una concatenazione di cause dove si può sempre risalire ad una causa precedente. Ma alla fine ci deve essere un orologiaio, così sosteneva Leibniz, anche Aristotile parlava di primo mobile. Comte rifiuta la causalità riconducibile ad una causalità efficiente che si riconduce sempre a Dio oppure ad una finale verso cui tutte le cose devono andare. C’è una radicale differenza tra il principio di causalità e quello di legalità. Questo ultimo implica una uniformità della natura grazie al quale conoscendo lo stato presente della cose possiamo avanzare delle previsioni. Laplance dice che se conosciamo tutti gli stati dell’universo potremo prevedere tutto quello che accade. Nella legalità nulla di nuovo si può produrre, le leggi governano tutto l’universo. C’è un grande differenza tra il principio di causalità e quello di legalità.