Di nuovo mi chiedo, cosa è la clinique à plusieurs? Lascio di nuovo rispondere ad Halleux: “ è un trattamento dell’Altro del bambino. È un trattamento in istituzione con la parola, con la lingua”, la posizione di ogni operatore con il bambino si fonderà su una modalità singolare, una presenza desiderante al servizio di un’offerta d’incontro. Ognuno si autorizza ad agire, con il proprio stile, ma non senza l’altro. Questo è un punto fondamentale. Troppo spesso la dinamica che spinge l’operatore in una relazione di tipo speculare col paziente è animata da una fantasia di onnipotenza terapeutica, che di fatto si rivela controproducente per il trattamento comunitario che l’equipe ha predisposto per quel soggetto. In quel caso la direzione della cura va ripristinata ogni volta ricollocando l’equipe e la sua lettura collettiva degli accadimenti proprio nell’ambito dell’istituzione stessa, come luogo simbolico del transfert di lavoro. Il momento chiave di ricomposizione e di orientamento del lavoro di ciascuno assicura che l’atto del singolo operatore possa assumere per il paziente un valore simbolico, istituzionale, non più riducibile alla dinamica immaginaria a due, curante/curato. “Occorre – continua Halleux nella sua relazione introduttiva ai lavori del convegno – inventare un Altro che non sia intrusivo né persecutorio, con la parola, lo sguardo, la voce. Un Altro da cui il bambino non debba difendersi, ossia un Altro che sappia cancellare la sua presenza troppo reale con una indifferenza calcolata e con un certo maneggiamento della parola, della lingua: con dei discorsi indiretti, enunciati in modo che tutti li possono sentire, canticchiati o sussurrati, o addirittura parlati in una lingua straniera” Ciò potrà accadere se l’equipe funziona come luogo simbolico del transfert di lavoro: la comunità può funzionare come altro retto da una legge non sregolata né persecutoria, solo nella misura in cui nell’azione degli operatori è possibile riconoscere una trama unitaria che salva dalla frammentazione. In questo senso, possiamo sostenere che in comunità, tanto per gli operatori quanto per i pazienti, l’equipe è il soggetto curante, il responsabile della direzione della cura. La cura nell’istituzione si configura così in questo quadro come una pratica plurale dotata di una sua logica unitaria di funzionamento, appunto, la “clinique à plusieurs” teorizzata da Di Ciaccia.