Brani antologici: François Ansermet e Pierre Magistretti, A ciascuno il suo cervello. Plasticità neuronale e inconscio, Bollati Boringhieri, 2008.
[24] Quale proprietà conferisce dunque questa plasticità al nostro cervello? Quella di registrare in modo persistente nei circuiti neurali le informazioni provenienti dal nostro ambiente, di permette alle esperienze vissute da ciascun individuo di lasciare una traccia in quei circuiti. […] il termine “traccia” non è usato a sproposito, ance in termini biologici, poiché si tratta proprio di tracce molecolari e cellulari lasciate a livello dei meccanismi più fini del funzionamento dei neuroni.
[25-27] Dal punto di vista funzionale, ogni neurone è composto di tre parti: una zona recettrice, il dendrite, che riceve le informazioni da altri neuroni una zona che integra le informazioni ricevute, il corpo cellulare; e una parte attraverso la quale esso emette segnali destinati ad altri neuroni, l’assone. I meccanismi di plasticità dei quali qui ci occupiamo sono incentrati su contatti tra i neuroni, dove avviene lo scambio di informazioni. Questa zona di contatto tra i neuroni è denominata sinapsi: include una parte cosiddetta presinaptica, localizzata nel terminale dell’assone, e una parte postinaptica, che in genere corrisponde a una zona specializzata del dendrite, denominata spina dentritica. Le spinte dendritiche portano un nome azzeccato: in effetti assomigliano alle spine presenti sullo stelo di una rosa. Ogni neurone riceve circa 10.000 sinapsi da parte di altri neuroni: questo comporta un milione di miliardi di punti di contatto ai quali possono essere trasmesse le informazioni scambiate tra neuroni. Cifre che danno le vertigini, tanto più che l’efficacia con cui l’informazione è trasmessa da un neurone all’altro, in ciascun di questi punti di contatto (le sinapsi), varia nel corso della vita in funzione dell’esperienza: siamo ben lungi dal concetto di cablaggio rigido e binario.
La porzione presinaptica della sinapsi contiene una sorta di piccole sacche, chiamate vescicole, all’interno delle quali si accumulano migliaia di molecole, neurotrasmettitori. Ogni neurone contiene un neurotrasmettitore principale e talvolta uno o più (raramente più di tre) neurotrasmettitori che si potrebbero denominare accessori. I neurotrasmettitori sono molecole mediante le quali i neurone trasmettono i loro segnali: essi vengono liberati quando il terminale dell’assone è attivato e le vescicole, fondendosi con la membrana presinaptica attraverso meccanismi altamente regolati, rovesciano il loro contenuto di neurotrasmettitori nella fessura sinaptica, quel minuscolo, spazio di pochi milionesimi di millimetro che separa i versanti pre- e postsinaptici.
[28] I meccanismi che attivano la terminazione presinaptica provocando il rilascio delle molecole di neurotrasmettitori sono stati descritti in dettaglio. Come in ogni cellula del nostro organismo, esiste una differenza di potenziale elettrico tra l’interno e l’esterno del neurone. Questa differenza è infinitesimale, dell’ordine di 60-90 millesimi di volt (millivolt, mV), ma è sufficiente a generare corrente. Per capire meglio, possiamo pensare ai due poli di una pila elettrica che permettono di produrre corrente tra il polo positivo e il polo negativo, con una differenza di voltaggio dell’ordine di pochi volt. Per convenzione, l’interno del neurone è negativo rispetto all’esterno. Questa differenza di potenziale è dovuta, tra l’altro, a una ripartizione diseguale di ioni (atomi dotati di carica) presenti da entrambi i lati della membrana cellulare, dato che l’ambiente extracellulare è ricco di sodio e di calcio, mentre il citoplasma è ricco di potassio. Il passaggio di ioni attraverso la membrana dei neuroni genera corrente. Quando un neurone viene attivato, brevi correnti causate da passaggio di sodio (quindi di cariche positive) dall’esterno verso l’interno del neurone (queste correnti durano all’incirca 5 millesimi di secondo) sono generate lungo l’assone, in modo da rendere l’interno del neurone transitoriamente positivo: la differenza di potenziale tra l’interno e l’esterno della membrana passa così da un valore fortemente negativo, per esempio — 70 mV, a uno fortemente positivo, depolarizzata. Questa variazione transitoria del potenziale di membrana dell’ordine di 130 mV che si propaga lungo l’assone viene chiamata potenziale d’azione.