In Il
lutto e la sua connessione con gli stati maniaco depressivi[1]
Melanie Klein concepirà i processi d’identificazione del lutto come una fase
normale dello sviluppo del bambino: la posizione depressiva è una forma di
lutto precoce che sarà riattivata di fronte ad ogni esperienza di lutto. L’io,
fin dalle origini, introietta oggetti “buoni” e “cattivi”.
Entrambi corrispondono al seno materno e sono un suo prototipo che diventa
buono, quando il bambino lo riceve (il seno), cattivo quando gli manca. È
l’aggressività che il bambino proietta su questi oggetti a renderli cattivi.
L’oggetto amato mancante riattualizzerà l’oggetto del lutto che, così, diventa
persecutore, in grado di minacciare gli oggetti buoni. La fragilità degli
oggetti buoni interni rappresenta il tratto che accomuna i maniaco-depressivi
con chi è affetto da lutto patologico.
Per Melanie Klein, la perdita, può essere totale solo
perché l’oggetto può essere amato come un oggetto totale. Ciò che attualizza il
lutto, ogni volta, è l’insopportabilità della mancanza dell’altro, il fatto che
esso è imperfetto, mancante.
[1] Melanie Klein, Il lutto e la sua connessione con gli stati maniaco depressivi (1940), in Scritti 1921-1958, Torino, 1978.