Il passaggio dalla prima topica, modello articolato secondo la distinzione «Inconscio-Preconscio-Conscio» alla seconda, articolato in «Es-Io-Super-io», avviene agli inizi degli anni ‘20.
In tale passaggio si passa da un modello pulsionale fondato sulla contrapposizione tra le “pulsioni libidiche” e le “pulsioni di autoconservazione dell’Io”, a quello fondato sull’Es inconscio ricettacolo e serbatoio “affettivo-emozionale”, dove è in gioco la contrapposizione tra pulsioni di vita, Eros e quelle di morte, Thànatos.
Nella seconda topica l’inconscio non è più l’equivalente del rimosso, diventa luogo dal quale si origina il desiderio incarnato nel corpo che però si lascia rappresentare dal punto di vista affettivo nella mente.
La prospettiva energetico-biologica e le teorizzazioni sulle rappresentazioni nel pensiero di Freud si sono sempre intrecciate.
Infondo questa tematica la incontriamo in tutto il filone di studi sul rapporto mente-corpo.
Per Freud il biologico e il mentale si intrecceranno in tutta la sua opera.
Nel corpo umano ciclicamente emergono bisogni che generano un aumento di tensione, ovvero di energia, ovvero, a livello psichico, di dispiacere, di mancanza (della mancanza), di troppo.
Questa tensione meccanicamente cerca di scaricarsi e a livello psichico questa scarica produce un “sentimento” di soddisfacimento, di piacere.
La concezione freudiana della pulsione è una concezione biologica, ovvero un accumulo di energia tendente alla scarica ovvero ad una condizione iniziale di quiete senza tensione.
La pulsione nasce nel corpo e il suo corso si gioca in una dimensione fisico-quantitativa, cioè, essa si caratterizza per un aumento o una diminuzione di quantità d’energia.
Il rapporto tra corpo (ordine quantitativo) e psiche (ordine qualitativo), non si esaurisce nel casualismo materialistico che concepisce la psiche come effetto di meccanismi riconducibili al corpo oppure, viceversa, all’effetto che la psiche produrrebbe sul corpo.
La dimensione quantitativa dell’eccitazione endosomatica viene trascritta in quella qualitativa della psiche attraverso un rappresentante delegato dell’eccitazione, la rappresentanza psichica, che è costituita da due componenti, l’importo di affetto (Affektbetrag) e il rappresentante ideativo (Vorstellungsrepräsentanz). Il primo si sostanzia nel sentimento di piacere o dispiacere, cioè esso è l’elemento della rappresentanza psichica più vicino a ciò che è rappresentato nel somatico, nel secondo abbiamo lo scenario mentale che rende possibile la scarica dell’affetto.
In L’interpretazione delle afasie Freud sottolinea che la parola è sempre connessa a una rappresentazione dell’oggetto.[i] Ogni rappresentazione di parola genera un processo associativo in cui convergono le quattro funzioni dell’attività di linguaggio: l’immagine visiva di una lettera, l’immagine acustica, quella dei movimenti di fonazione e quella dei movimenti di scrittura.
La parola è una rappresentazione complessa composta da due elementi sensoriali, immagine mnestica della parola udita ed immagine ottica della parola vista e due elementi motori, rappresentazione motoria della parola pronunciata e rappresentazione motoria della parola scritta.
Anche la rappresentazione di cosa è il precipitato di un processo associativo che include aspetti visivi, acustici, tattili, olfattivi, gustativi e cinestetici.
La rappresentazione di parola è intrecciata alla rappresentazione della cosa a partire dall’immagine acustica.
Le immagini visive rappresentano l’oggetto, le immagini acustiche rappresentano la parola.
Il simbolico “mette insieme” la parola e la rappresentazione di cosa e non l’oggetto e la rappresentazione di cosa.
La rappresentazione di cosa è una configurazione interna di sensazioni, (visive, acustiche, tattile, etc.), che emerge con maggiore demarcazione quando riesce a riprodurre la stessa struttura associativa di immagini sensoriali e che è in grado di generare associazioni inedite e infinite.
La rappresentazione di cosa è un agglomerato aperto che ha un confine plasmabile, fluttuante, è una rappresentazione che si lascia attrarre dai variegati percorsi associativi.
La rappresentazione di parola invece si forma come un insieme chiuso, dalla sequenza finita, è un’immagine acustica, visiva, di lettura e di scrittura, seppur suscettibile di un ampliamento.
La rappresentazione della cosa include solo le impressioni sensoriali, un ventaglio di impressioni sensoriali che contengono la possibilità di una lunga serie di nuove sensazioni nella stessa catena associativa.
Una cosa dunque produce un varietà di sensazioni che tendono a confluire in una unità, attraverso un processo di iscrizione di tali impressioni sensoriali su delle catene associative e, successivamente, attraverso la delimitazione e la chiusura che produce la rappresentazione di parola.
Il rapporto tra l’immagine acustica della rappresentazione di parola e l’immagine visiva della rappresentazione di cosa circoscrive l’oggetto e crea una mescolanza rappresentativo-associativa che tende teoricamente all’infinito.
Il linguaggio diventa qui, punto di sutura tra conscio e inconscio.
Rappresentazione di cosa e rappresentazione di parola si annodano grazie all’importo dell’affetto, grazie agli stati endosomatici.
Come è noto e come ho già precedentemente ricordato, (nel Progetto) Freud suddivide i neuroni in tre categorie φ, ψ, ed ω.
I neuroni φ corrispondono a quelli responsabili della percezione; essi si lasciano modificare dalle eccitazioni provenienti dal mondo esterno ma non permanentemente: sono quindi neuroni permeabili, privi di resistenza e che non trattengono niente. C’è coscienza ma non memoria.
I neuroni ψ invece svolgono la funzione di memoria restando permanentemente modificati dagli eccitamenti, lasciando emergere le facilitazioni di legami e connessioni con altri neuroni ψ.
I neuroni ω invece sono quelli che si fanno carico della funzione di coscienza, essendo investiti da variazioni di frequenza degli investimenti di energia (“periodi”, e non un quantum di energia). Sono variazioni di vibrazioni, oscillazioni che lascerebbero emergere la dimensione “qualitativa” (non quantitativa, nel senso di quantità di eccitazione cerebrale), della componente rappresentativa (“segni di qualità”).
Quindi conosciamo il mondo esterno attraverso le percezioni le quali generano degli eccitamenti che si verificano con una certa frequenza (periodo) giungendo quindi ai neuroni ω, giungendo così alla coscienza.
I legami associativi presenti nei neuroni ψ (memorie ed associazioni) giungono alla coscienza attraverso l’associazione verbale .[ii]
La combinazione tra rappresentazione auditiva e quella fonica associa i segni di qualità alle variazioni quantitative che rinforzano i legami nei vari percorsi di memoria consentendo il loro accesso alla coscienza.[iii]
“Segni di pensiero” e “segni di linguaggio”, pensiero e linguaggio coincidono.[iv]
La vita psichica cosciente è il risultato della combinazione tra percezione del mondo esterno e pensiero interiore (ideazione) quando questo pensiero è connesso alle rappresentazioni linguistiche.
Senza la connessione con le rappresentazioni linguistiche ci sono solo dei processi associativi meccanici, automatici, privi di linguaggio.
Freud ritorna sulla distinzione tra rappresentazione di cosa e rappresentazione di parola nel 1915[v]. Come abbiamo già detto, la rappresentazione conscia dell’oggetto si suddivide in rappresentazione della parola e rappresentazione della cosa ed è proprio quest’ultima ad essere investita. È importante ricordarlo bene perché Freud qui ripensa alla differenza tra rappresentazione conscia e rappresentazione inconscia, non più in termini di due diverse trascrizioni del medesimo contenuto in aree diverse della psiche, cioè: «la rappresentazione conscia comprende la rappresentazione della cosa più la rappresentazione della parola corrispondente, mentre quella inconscia è la rappresentazione della cosa e basta”.[vi]
Il passaggio tra il processo primario a quello secondario è segnato dal passaggio dal sistema delle rappresentazione di cosa (complesso rappresentativo-pulsionale) a quello di parola.
Nel sogno sono predominanti le immagini visive anche se possono presentarsi anche sentimenti, e pensieri, ma ad essere predominanti sono le immagini sensoriali, scene visive. Il sogno esprime una certa capacità di mettere in scena degli elementi psichici sostanzialmente concreti, parliamo cioè di materiale sensibile, immagini visive, privi di nessi, connessioni e non collegati attraverso concetti astratti. I “mezzi linguistici” con i quali esprimiamo le relazioni di pensiero più sottili saltano. Emerge un “linguaggio primitivo privo di grammatica”, dove predomina la parte più grezza del pensiero.[vii]
Non c’è il pensiero che usa parole, non c’è pertanto generalizzazione.
La “rappresentazione di cosa” è connessa a un affetto, che a sua volta è connesso a una rappresentazione verbale, ad una catena di significanti che possono attenuare e contestualizzare l’intensità dell’affetto.
Il linguaggio, può offrire un codice in grado di contenere l’energia libera (freie Energie) del processo primario, cioè quella tendenza alla soddisfazione immediata, trasformandola in energia legata (gebundene Energie), ovvero in una dinamica più dilazionata in grado di calmierare il conflitto tra pulsioni e ambiente esterno.
Nel processo primario, come l’attività del sogno, il sistema associativo è fatto di immagini e percezioni sensoriali. [viii] Il processo primario sembra giocarsi esclusivamente ad un livello percettivo-sensoriale, principalmente seguendo la componente rappresentativo-visiva, parliamo di una forma di pensiero senza grammatica ma che è in qualche modo comunque decifrabile, ovvero le costruzioni, le associazione hanno una loro logica, che assomiglia a quella che sta alla base del linguaggio (l’inconscio è strutturato “come” il linguaggio). Nel sogno tutte le relazioni logiche tra i pensieri onirici si frammentano, si aggrovigliano, le relazioni logiche regrediscono in immagini percettive che rappresentano la materia che struttura i pensieri del sogno.[ix] [x]
Nell’inconscio mancano quegli elementi di connessione linguistica in grado di relativizzante le componenti affettive delle rappresentazioni di cosa, abbiamo cioè uno scenario di rappresentazioni dove i significanti sono trattati come le rappresentazioni di cosa, cioè le parole si associano tra di loro in modo totalmente diverso rispetto alle regole semantico-sintagmatiche.[xi]
I processi di “condensazione” e “spostamento” producono i loro effetti sia sulle immagini visive che su quelle uditive.[xii]
La «[…] funzione linguistica […] stabilisce uno stretto collegamento fra i contenuti dell’Io e i residui mnestici delle percezioni visive, e più ancora con quelli delle percezioni auditive»[xiii].
Quindi abbiamo:
– rappresentazione come “Triebrepräsentant” o rappresentante pulsionale;
– rappresentazione come “Sachvorstellung”, o rappresentazione di cosa;
– rappresentazione come “Wortvorstellung”, o rappresentazione di parola.
Il Triebrepräsentant è l’Affektbetrag ovvero il carico di affetto, legato a una qualsivoglia immagine, è dunque una «rappresentanza» che traduce stati somatici.
Le due tonalità affettive per antonomasia sono quella di piacere e dispiacere.
Sono le prime unità dotate di significato, piacere, dispiacere, si, no.
La Sachvorstellung produce rappresentazioni percettive, idee visive, mancanti di linguaggio, sono rappresentazioni aperte, sensazioni rapsodiche, sfuggenti.
Sono figure fatte di sensazioni tattili, suoni, odori, che si autoconfigurano secondo traiettorie imprevedibili, discordanze, contaminazioni.
La Wortvorstellung, la rappresentazione di parola è simbolico-discorsiva, si articola a partire da associazioni linguistiche, attraverso verbalizzazioni.
L’intreccio di queste tre modalità rappresentative genera la Vorstellung, la rappresentazione.
La rappresentazione associata ad una tonalità affettiva di piacere o un dispiacere, l’affetto, la “traduzione” di queste due componenti in parola (rappresentazione di cosa, affetto, più parola), costituisce il “processo secondario”.
La parola lega l’energia aperta libera del “processo primario”, energia che tende naturalmente ed inesorabilmente verso una scarica.
La parola sta al posto dell’affetto e della rappresentazione di cosa, ne fa le veci in loro assenza, per questo assume valore simbolico, essa è in grado di mitigare la componente affettivo-pulsionale inscritta nella memoria corporale.
Ciò è possibile proprio perché la parola aggancia la “rappresentazione di cosa” investita dalla pulsione mettendola in circolo nella catena di parole le quali trattengono quell’energia che altrimenti scorrerebbe liberamente, slegata: sarebbe questa una condizione insostenibile.
Grazie alla rappresentazione di parola,
alla rete di parole, l’emergenza pulsionale del processo primario (che “ragiona”
secondo le due categorie, piacere/dispiacere) si raffredda, e ciò ci consente
di porre attenzione ad altro, di fare entrare in gioco un’alterità, il
principio di realtà, e il modo di cercare il soddisfacimento diventa più
consono ed adeguato in quanto più sbrigliato dalla tensione affettiva.
Se c’è uno slegamento tra
rappresentazione di cosa e rappresentazione di parola per Freud si realizza una
fissazione della rappresentazione affettiva alla rappresentazione della cosa,
ed essendo questa ultima sganciata dalla rete linguistica, crea un punto di
immobilità che ritorna, ritorna e ritorna ancora rendendo non elaborabile,
indicibile, inafferrabile, l’affetto. Essendo questa una dimensione sottratta
alla parola dà vita a una scena che si ripete, dove il contenuto affettivo si
ripropone sempre allo stesso modo.
[i] La rappresentazione di cosa (Sachvorstellung o Objektvorstellung) e rappresentazione di parola (Wortvorstellung) sono due concetti che troviamo ben articolati in L’interpretazione delle afasie del 1891. «La parola è una rappresentazione complessa e ad essa “corrisponde un intricato processo associativo in cui vengono a immettersi gli elementi […] di provenienza visiva, acustica e cinestetica. Ma la parola acquista la sua portata per l’annodarsi con la ‘rappresentazione d’oggetto’ [Objektvorstellung] per lo meno se ci limitiamo alla considerazione dei sostantivi», Freud S., Zur Auffassung der Aphasien. Eine kritische Studie, tr. it. di L. Longato, L’interpretazione delle afasie, Sugarco, Milano 1989, p. 142.
[ii] «Questa consiste nel collegamento dai neuroni ψ con i neuroni che servono alle rappresentazioni sonore e sono intimamente associati con le immagini verbali motorie» Freud S., Progetto di una psicologia 1895, OSF, Vol. 2, p. 263.
[iii] «Durante questo flusso sorgono i segni di qualità (del linguaggio) e, come conseguenza, il decorso associativo diventa cosciente e riproducibile», Ibidem, p. 270.
[iv] «La caratteristica del processo del pensiero conoscitivo è che l’attenzione è sin dall’inizio diretta ai segni di scarica del pensiero, ai segni di linguaggio», Ibidem, p. 265. Sotto il pensiero verbale ci sono dei processi ideativi non connessi con i segni di qualità prodotti dalla rappresentazione di parola «la riproducibilità dei processi di pensiero si estende di gran lunga al di là dei loro segni di qualità; essi possono essere resi coscienti successivamente», ibidem, p. 277.
[v]«Ciò che abbiamo potuto chiamare la rappresentazione conscia dell’oggetto si scinde ora nella rappresentazione della parola e nella rappresentazione della cosa; quest’ultima consiste nell’investimento, se non delle dirette immagini mestiche della cosa, almeno delle tracce mestiche più lontane che derivano da quelle immagini. Tutto a un tratto pensiamo di aver capito in che cosa consista la differenza fra una rappresentazione conscia e una rappresentazione inconscia. Contrariamente a quanto avevamo supposto, non si tratta di due diverse trascrizioni dello stesso contenuto in località psichiche differenti, e neanche di due diverse situazioni funzionali dell’investimento nella stessa località; la situazione è piuttosto la seguente: la rappresentazione conscia comprende la rappresentazione della cosa più la rappresentazione della parola corrispondente, mentre quella inconscia è la rappresentazione della cosa e basta. Il sistema Inc contiene gli investimenti che gli oggetti hanno in quanto cose, ossia i primi e autentici investimenti oggettuali; il sistema Prec nasce dal fatto che questa cosa viene sovrainvestita in seguito dal suo nesso con le relative rappresentazioni verbali. Abbiamo il diritto di supporre che siano tali sovrainvestimenti a determinare una più alta organizzazione psichica, e rendere possibile la sostituzione del processo primario con il processo secondario che domina nel Prec. A questo punto siamo in grado di indicare con precisione cos’è la rimozione ricusa nelle nevrosi di traslazione alla rappresentazione respinta: le ricusa della traduzione in parole destinate a rendere congiunte con l’oggetto. La rappresentazione non espressa con parole, o l’atto psichico non sovrainvestito, resta allora nell’Inc, rimosso»[v]. S. Freud, L’Inconscio, tr. it. di R. Colorni, in Opere, 8, Boringhieri, Torino 1978, p. 85.
[vi] Ibidem.
[vii] «Tutti i mezzi linguistici con i quali vengono espresse le relazioni di pensiero più sottili – le congiunzioni e le proposizioni, i modi della declinazione e della coniugazione – vengono meno, mancando per essi i mezzi di raffigurazione; come in un linguaggio primitivo privo di grammatica, solo il materiale grezzo del pensiero viene espresso, quello astratto viene ricondotto al concreto che ne costituisce il fondamento». S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932), OSF, Vol. 11, p. 135.
[viii] «[…] nel sogno la rappresentazione si ritrasforma nell’immagine sensoriale da cui è sorta in un momento qualsiasi». Freud S., L’interpretazione dei sogni, OSF, p. 496.
[ix] «Se guardiamo al processo onirico come a una regressione all’interno dell’apparato psichico da noi adottato, possiamo senz’altro spiegare il fatto, stabilito per via empirica, che nel lavoro onirico tutte le relazioni logiche dei pensieri onirici vanno perdute o trovano soltanto espressione travagliata. Secondo lo schema, queste relazioni logiche non sono contenute nei primi sistemi Tmn, ma in altri situati più avanti, e nella loro regressione sino alle immagini percettive perdono di necessità la loro espressione. Nella regressione la struttura dei pensieri del sogno viene disgregata nella sua materia prima.» Ibidem, p. 146.
[x] «L’apparente pensare del sogno riproduce il contenuto dei pensieri del sogno, non i loro reciproci rapporti, nella cui istituzione consiste il pensare». Ibidem, p. 383.
[xi] «Per quanti discorsi e controdiscorsi possano esserci nei sogni, assurdi o sensati che siano, l’analisi ci mostra ogni volta che il sogno ha colto effettivamente dai suoi pensieri frammenti di discorsi effettivamente fatti o uditi, procedendo poi con essi in modo estremamente arbitrario. Non soltanto li ha strappati dal loro contesto e ridotti a frammenti, accogliendone uno e scartandone un altro, ma spesso li ha connessi in modo nuovo, cosicché il discorso del sogno, apparentemente coerente, all’atto dell’analisi si scompone in tre o quattro frammenti. In questa utilizzazione esso ha spesso lasciato da parte il significato che le parole avevano nei pensieri del sogno ed è riuscito a ricavare dal testo un significato completamente nuovo». Ibidem, p. 274.
[xii] “Il lavoro di condensazione del sogno riesce particolarmente evidente quando sceglie a suoi oggetti parole e nomi. Infatti il sogno tratta spesso le parole come cose e le sottopone alle medesime combinazioni delle rappresentazioni di cose. Ne risultano creazioni verbali bizzarre e inconsuete”. Ibidem, p. 274.
[xiii] Freud S., Compendio di psicoanalisi, (Qualità psichiche) OSF, Vol. 11, p. 589.