Non sono sicuro, dubito

Fonte: Jacques Lacan, Il Seminario – Libro XI – I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi 1964, Enaudi, Torino, 2003, pp. 34-35

Lo statuto dell’inconscio, che vi indico cosi fragile sul piano ontico, è etico. Freud, nella sua sete di verità, dice – Comunque sia, bisogna darci dentro, perché, da qualche parte, questo inconscio si mostra. E lo dice nella sua esperienza di ciò che per il medico è, fino a quel momento, la realtà più rifiutata, più coperta, più contenuta, più rigettata e cioè quella dell’isterica, in quanto essa è – in qualche sorta, dall’origine – marcata dal segno dell’inganno.

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Freud conosce tutta la fragilità delle venature dell’inconscio riguardo a questo registro, quando inizia l’ultimo capitolo dell’Interpretazione dei sogni con quel sogno che, tra tutti quelli analizzati nel libro, ha una sorte a sé – sogno sospeso intorno al mistero più angosciante, quello che unisce un padre al cadavere del figlio lì vicino, del figlio morto. Il padre, cedendo al sonno, vede sorgere l’immagine del figlio che gli dice – Padre, non vedi che brucio? Ora, egli sta effettivamente bruciando nel reale, nella stanza accanto.

Perché allora sostenere la teoria che fa del sogno l’immagine di un desiderio partendo da un esempio in cui, in una specie di riflesso fiammeggiante, è proprio una realtà quella che, quasi fosse ricalcata, sembra strappare il sognatore dal suo sonno? Perché, se non per evocare un mistero che altro non è che il mondo dell’ aldilà e chissà quale segreto condiviso tra il padre e questo figlio che gli dice – Padre, non vedi che brucio? Di che cosa brucia? – se non di quello che vediamo delinearsi in altri punti designati dalla topologia freudiana – del peso dei peccati del padre, che lo spettro porta nel mito di Amleto con cui Freud raddoppia il mito di Edipo. Il padre, il Nome-del-padre, sostiene la struttura del desiderio con quella della legge, ma l’eredità del padre è quella indicataci da Kierkegaard – è il suo peccato.

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Il termine principale, infatti, non è verità. È Gewiβheit, certezza. Il modo di procedere di Freud è cartesiano –  nel senso che parte dal fondamento del soggetto della certezza. Si tratta di ciò di cui si può essere certi. A questo fine, la prima cosa da fare è superare quanto connota tutto quello che è proprio del contenuto dell’inconscio – specialmente quando si tratta di farlo emergere dall’esperienza del sogno – superare ciò che galleggia dappertutto, ciò che punteggia, macula, screzia il testo di ogni comunicazione onirica – Non sono sicuro, dubito.