Il potere della parola è tale da far rabbrividire l’analista. La parola è essa stessa un atto. Anche gli atti senza parola si inscrivono nel linguaggio.
Lacan sottolinea nella direzione della cura il discorso dell’analista:
Che rappresenta la differenza tra chi caldeggia le teorie interpersonali, le conversazioni, il sostegno all’io e la concezione lacaniana dell’analista nella posizione di oggetto piccola a. Da qui si capisce se il soggetto è riuscito a ritagliare l’oggetto piccola a.
Se l’analista è nella posizione dell’A grande (grande Altro) allora deve fare attenzione anche ai minimi dettagli. Il silenzio eccessivo non è sempre d’oro, perché il silenzio può anche sconvolgere, può anche essere l’elemento di scompenso, è necessario capire in che posizione siamo, in che posizione il paziente ci mette, l’oggetto a piccolo oppure A grande.
Si tratta di vedere come la persona elabora la sua lamentela iniziale. La quesitone è cosa rispondere a questa lamentela. È il passaggio dalla richiesta alla domanda. Questo è il passaggio che si richiede nei colloqui preliminari. Occorre capire come la richiesta possa diventare una domanda.