Nel Seminario XI Lacan descrive l’inconscio come una discontinuità. Si parla di discontinuità pulsionale. La pulsione non può essere continua, ha bisogno di un andamento discontinuo. Lacan sostiene una comunanza di funzionamento, un’omogeneità tra il funzionamento del simbolico e quello della vita pulsionale. L’oggetto perduto da sempre può essere recuperato solo nella castrazione, nell’accettazione della parcellizzazione, l’alternativa è mortale, insostenibile, il godimento sarebbe troppo massiccio. Si ha quasi sempre una carenza relazionale e quindi di oggetti a.
Il godimento se non viene preso in questo meccanismo di andata e ritorno dall’alienazione e dalla separazione diventa insostenibile.
Il soggetto senza significante non può essere rappresentato e senza la pulsionalità, senza il corpo vivente, non potrebbe vivere.
C’è una perdita di vita nelle cellule sessuali. Nella vita sessuale c’è un recupero di qualcosa del godimento. L’oggetto piccola a è lo spicciolo della Cosa. Per andare in giro occorrono monete spicciole.
L’identificazione non è solo il fantasma. L’identificazione non è sempre fantasmatica, sia nella nevrosi che nella psicosi si possono avere passaggi all’atto. L’oggetto traduce una significantizzazione del godimento, è un tentativo di significare il godimento, di renderlo maneggevole, conciliabile.
Il godimento parcellizzato del (paradigma 4°, Seminario XI) è il godimento spicciolo, possibile, è la possibilità di una struttura che riesce a parcellizzare il godimento.