Riprendendo il post di ieri, tutto ciò che non risponde all’immediato risveglio della verità è il lavoro della pulsione di morte: ciò che della pulsione non si riduce a quel momento di disvelamento della verità di cui parlavamo ieri, potremmo dire.
Nel Seminario XI, l’inconscio è ancora strutturato come il linguaggio, ma è anche un battito temporale che si contrare e si espande. L’inconscio consiste in questo battito. C’è un tempo in cui si apre e un tempo in cui si chiude. Abbiamo la tematica della chiusura e dell’apertura. Questa tematica del battito è correlata con un’altra espressione: beance causale (apertura o ferita causale).
Beance è un termine tecnico, la beance è un ferita mal suturata, i due lembi non sono ancora suturati, è una porta semiaperta, è una porta la cui apertura non ci mette mai in una posizione del tutto tranquilla.
A proposito dell’altro termine di questa espressione, causale, possiamo dire che, nel mondo fisico le causazioni hanno una logica abbastanza precisa: oggetti che entrano in contatto, un oggetto agisce su un altro ed ecco che abbiamo una catena di azioni e reazioni. Una boccia colpisce un’altra boccia…siamo abituati al principio di causalità ma non sapremo mai intercettare il principio logico che ci dice qualcosa di questa relazione causale. Non c’è un principio logico che implichi che una boccia colpendo un’altra boccia produca un effetto. L’abitudine per noi diventa il principio di causazione.