Ingegnosa-mente (parte 2)

La poetica vichiana va oltre la polemica hedeggeriana volta contro la tecnica in quanto usurpatrice dell’originario << rapporto infinito di terra cielo uomo e dio >>, infatti Heidegger scriverà: “V’è ancora l’Occidente? È diventato Europa. L’ambito del suo dominio tecnico industriale copre già la terra intera. Questa, a sua volta, viene già compresa, in quanto pianeta, in un calcolo che dispone dello spazio cosmico, interstellare, impiantandolo come spazio d’azione per i progetti dell’uomo. Terra e cielo della poesia sono scomparsi”.[1]

E quindi, mentre il filosofo tedesco affermerà che gli uomini hanno “utilizzato” il dono del “sacro” disvelatosi nella natura, rifiutandolo, “desacralizzandolo”: la natura è scaduta a mero “mezzo”, “strumento” –  Heidegger, in particolare, si riferisce al verso hölderliniano: << Sorridendoci lavorano il campo/in figura servile >>[2] – il filosofo napoletano, invece,  scriverà: “La Vergine, che da’ poeti venne descritta agli astronomi andar coronata di spighe, vuol dire che la storia greca cominciò dall’età dell’oro, ch’i poeti apertamente narrano essere state le prima età del loro mondo, nella quale, per lungo scorsa di secoli, gli anni si noverarono con le messi del grano, il quale si truova essere stato il primo oro del mondo [¼] Nella qual età dell’oro pur ci dissero fedelmente i poeti che gli dèi in terre praticavano con gli eroi perché [¼] i primi uomini del gentilesimo, semplici rozzi, per forte inganno di robustissime fantasie, tutte ingombre da spaventose superstizioni, credettero veramente veder dèi in terra[3].

Tutto ciò che l’uomo “produce” sulla terra, viene investito di quelle originaria forza “ingegnosa”. La “finzione creatrice” della poesia attraverserà tutto e tutti, e allora avremo: una Metafisica poetica, una Logica poetica, una Morale poetica, Iconomia poetica, Politica poetica, Storia poetica, Fisica poetica, Cosmografia poetica, Astronomia poetica, Cronologia poetica, Geografia poetica e così via , per tutte le attività umane. Heidegger, invece, faceva una netta distinzione tra  poesia e  << linguaggi impoetici >>: << Le poesie sono, nel rumore dei << linguaggi impoetici >>, come la campana che sta appesa all’aria aperta: basta una leggera nevicata che le cada sopra a renderla stonata >>[4] .


[1] M. Heidegger, Terra e cielo di Hölderlin, cit., p. 210.

[2] << Gli uomini, nella loro partecipazione verso ciò che è tangibile, hanno preso questo dono della natura divinamente bella solo per la loro utilità e al loro servizio e hanno così abbassato l’onnipotente in figura servile >> M. Heidegger, La poesia di Hölderlin, cit., pp. 79-80.

[3] S.N., 3. (c.vo mio).

110 M;. Heidegger,  La poesia di Hölderlin, cit., p. 5.