Negli ultimi anni, nel panorama delle scienze psicologiche, le teorie sulle esperienze emotive si concentrano principalmente su aspetti diversi rispetto a quelli connessi alle modificazioni biologiche e all’attivazione fisiologica. Attualmente le ricerche si concentrano sulla valutazione cognitiva che precede le sensazioni soggettive o viceversa.
A tal proposito, nel 1980, Robert Zajonc in “Feeling and Thinking: preference need no Inferences” citando i versi di E. E. Cummings dice, che “prima viene il sentimento”. In altre parole, Zajonc confuta l’ipotesi cognitivista secondo la quale, prima di provare una sensazione legata ad un evento si interpreta o si valuta l’evento stesso.
Per Zajonc, le emozioni soggettive sono la prima risposta che si fornisce ad un evento e le risposte emotive non necessariamente sono accompagnate da pensieri. Possiamo provare simpatia per qualcuno che attraversa la strada o avversione per qualcun altro che passeggia sul marciapiede. Zojonc sostiene che queste sono reazioni emotive che appaiono prima di poter disporre delle informazioni necessarie per poter valutare su basi razionali: le sensazioni possono emergere prima, dopo o contemporaneamente ai processi cognitivi. Le sensazioni sono in grado di dare una spinta al comportamento emotivo, a prescindere dal fatto che ci sia o meno un rinforzo dal pensiero. Non è per la analisi cognitiva dettagliata dei pro e dei contro delle azioni che due persone decidono di sposarsi o di divorziare, si uccidono o rinunciano alla libertà!
Zajonc si rifà, a tal proposito, ad una ricerca di William Wilson del 1979. In un esperimento che aveva lo scopo di appurare se la simpatia, sensazione soggettiva, può presentarsi anche senza il riconoscimento, ovvero senza valutazione cognitiva. Wilson, attraverso un test di ascolto dicotomico, ha fatto ascoltare un breve racconto per mezzo di uno dei due auricolari di una cuffia stereo. Ai soggetti è stato chiesto di correggere le bozze del testo su un foglio dattilografato, indicando gli errori. Nell’altro auricolare si ascoltavano dei brani musicali che venivano ripetuti per cinque volte. In un secondo momento l’esperimento proseguiva facendo riascoltare i brani già sentiti più altri nuovi, chiedendo ai partecipanti di indicare quelli già ascoltati. I partecipanti all’esperimento erano a tal punto concentrati sul compito principale, che le risposte esatte (53% in una ricerca e 59% in un’altra) risultavano di poco superiori a quelli ottenuti quando si è richiesto di indovinare casualmente le risposte. I partecipanti avevano il compito di segnalare una preferenza per ciascuno dei brani mediante una scala da 0 a 6 punti: 6 indicava il gradimento maggiore. I risultati hanno evidenziato che le preferenze si concentravano sulle melodie già ascoltate, e non su quelle nuove, anche se i partecipanti non erano in grado di identificare le nuove rispetto a quelle già sentite. Questi dati sembrano dar ragione all’ipotesi fatta da Zajonc, secondo la quale, l’attrazione, in quanto sensazione soggettiva, emerge prima del riconoscimento, che è invece una valutazione cognitiva.
Un altro studio più recente realizzato da W. R. Kunst- Wilson e Zajonc nel 1980 ha evidenziato che le preferenze emotive per certe forme maturano anche se le figure risultano visibili per un lasso di tempo estremamente breve. Furono mostrate cinque volte ciascuna per un millisecondo delle figure con forme ottogonali irregolari. Successivamente sono state mostrate coppie di ottagoni, tra le quali è stato chiesto di scegliere quella preferita e che sembrava già nota. Cinque soli soggetti su ben trentaquattro hanno riconosciuto gli stimoli in una percentuale superiore rispetto a quella dovuta al caso, solo sedici diedero la preferenza per gli ottagoni “vecchi” rispetto ai “nuovi”.
Quando i partecipanti asserivano di provare ad indovinare, sia il riconoscimento che la discriminazione emotiva rientravano nella percentuale dovuta al caso. La precisione del riconoscimento si è avuta quando i soggetti erano sicuri delle proprie scelte e il riconoscimento emotivo risultava molto più accurato. Non si spiega il perché le valutazioni emotive si fossero perfezionate con così tanta rapidità rispetto a quelle cognitive.