Le masse hanno delle caratteristiche peculiari tra le quali fondamentale è la legge psicologica dell’unità mentale delle masse. La massa è un agglomerato umano che in certe circostanti possiede certe caratteristiche. La personalità individuale cambia e gli individui sono orientati verso la stessa direzione. Le persone sono orientate dalla legge dell’unità mentale. “In determinate circostanze, e soltanto in tali circostanze, un agglomerato di uomini possiede caratteristiche nuove ben diverse da quelle dei singoli individui che lo compongono. La personalità cosciente svanisce, i sentimenti e le idee di tutte le unità si orientano nella medesima direzione. Si forma così un’anima collettiva, senza dubbio transitoria, ma con caratteristiche molto precise. La collettività diventa allora ciò che, in mancanza di un’espressione migliore, chiamerei una folla organizzata o, se preferiamo, una folla psicologica. Tale folla forma un solo corpo ed è sottomessa alla legge dell’unità mentale delle folle”[1]. L’appartenenza ad una razza è fondata su elementi inconsci che costituiscono l’anima della razza. Spesso uomini molto diversi tra loro, per educazione, formazione presentano istinti e passioni e sentimenti identici. Nell’anima di una collettività, le individualità degli uomini si annullano. L’eterogeneo fa posto all’omogeneo e pertanto i caratteri inconsci diventano dominanti. Questo patrimonio di caratteri che accomuna i membri di una folla non favorisce la possibilità di compiere azioni guidate di una grande intelligenza. Tre sono le cause che determinano la comparsa di quelle caratteristiche specifiche di una folla: “La prima è che l’individuo in folla acquista, per il solo fatto del numero, un sentimento di potenza invincibile […]. Una seconda causa, il contagio mentale, determina nelle folle il manifestarsi di speciali caratteri e al tempo stesso il loro orientamento […]. Una terza causa, di gran lunga l a più importante, determina negli individui in folla caratteri speciali, a volte opposti a quelli dell’individuo isolato, intendo parlare della suggestionabilità, di cui il contagio citato sopra è soltanto l’effetto”[2].
[1] G. Le bon, Psicologia delle folle, Longanesi, Milano, 1996, p. 46
[2] G. Le bon, Psicologia delle folle,op. cit., pp. 52-53