Fonte: S. Freud, L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Opere di Sigmund Freud, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, (rist. 2006) – Vol. 9: 491-520, 1922
[519] L’Io è in effetti la vera e propri asede dell’angoscia. Minacciato da un triplice pericolo, l’Io sviluppa il riflesso di fuga ritirando il proprio investimento dalla percezione minacciosa o dal processo dell’Es che egli valuta come una minaccia, ed esprimendolo sotto forma di angoscia. Questa reazione primaria viene in seguito sotituita dall’instaurarsi di investimenti protettivi (è questo il meccanismo delle fobie). Ciò che l’Io propriamente teme dai pericoli esterni o dal pericolo rappresentato dalla libido nell’Es non è determinabile; sappiamo che teme di esser sopraffatto o annientanto, ma la cosa è intellegibile sotto il profilo analitico. l’Io segue semplicemente il monito del principio di piacere. Si può dire invece quello che si nasconde dietro l’angoscia dell’Io nei confronti del super-io, dietro l’angoscia della coscienza morale. Da parte dell’essere superiore, che si è trasformato in ideal dell’Io, veniva minacciata originariamente l’evirazione, e questa angoscia di evirazione è probabilmente il nocciolo attorno al quale si è depositata la successiva angoscia morale: è essa che persiste sotto forma di angoscia morale.
La frase altisonante: ” ogni angoscia è propriamente angoscia di morte” è scarsamente significativa e comunque non è giustificabile. Al contrario, mi sembra assolutamente esatto distinguere l’angoscia di morte dall’angoscia per l’oggetto (angoscia reale) e dall’angoscia nevrostica per la libido. l’angoscia di morte pone alla psiconalisi un difficile problema poiché la morte è un concetto astratto che ha un contenuto negativo per il quale non è possibile trovare un elemento inconscio corrispondente, l’unico meccanismo ipotizzabile per l’angoscia di morte è che l’Io abbandoni in larga misura il suo investimento libidico narcisistico, ossia rinunci a sé stesso, così come rinuncia a un altro oggetto quando solitamente è assalito dall’angoscia. A mio aprere l’angoscia di morte è qualcosa che si volge fra l’Io e il Super-io.
[519-520] L’angoscia di morte, nella melanconia, ammette soltanto una spiegazione: l’Io rinuncia a sé stesso, giacché, invece che amato, si sente odiato e perseguitato dal super-io. […]. In base a queste considerazioni, l’angoscia di morte, al pari dell’angoscia morale, può essere intesa come una elaborazione dell’angoscia di evirazione. Data la grande importanza che assume nelle nevrosi il senso di colpa, non possiamo neppure eslcudere che la comuna angoscia nevrotica, quando si tratta di casi gravi, venga rafforzata per il fatto che si viluppa angoscia fra l’Io e il Super-io (angoscia di evirazione, angoscia morale, angoscia di morte).