Fonte: S. Freud, L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Opere di Sigmund Freud, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, (rist. 2006) – Vol. 9: 491-520, 1922
[491-492] Originariamente, nella primitiva fase orale dell’individuo , investimento oggettuale e identificazione non sono distinguibili l’uno dall’altra. Non possiamo fare a meno di ammettere che successivamente gli investimenti oggettuali provengano dall’Es, il quale avverte gli impulsi erotici come bisogni. L’Io, inizialmente ancora piuttosto debole, prende cognizione degli investimenti oggettuali, li tollera, oppure cerca di respingerli mediante il processo della rimozione. Nel caso in cui si debba rinunciare a questo oggetto sessuale, compare con una certa frequenza un’alterazione dell’Io che dobbiamo descrivere come l’erigersi dell’oggetto stesso nell’Io, parimenti a quanto avviene nella melanconia; le circostanze precise in cui si effettua questa sostituzione non ci sono ancora ben note. Forse l’Io, attraverso questa introiezione, che è una specie di regressione al meccanismo della fase orale, allevia o facilita la rinuncia all’oggetto. Forse questa identificazione è l’unica condizione che consente all’Es di rinunciare ai propri oggetti. Comunque il processo, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo, è molto frequente, e autorizza a pensare che il carattere dell’Io sia un sedimento degli investimenti oggettuali abbandonati, contenente in sè la storia di tali scelte d’oggetto. […]
[492-493] Secondo un altro punto di vista questo tramutarsi di una scelta oggettuale erotica in un’alterazione dell’Io è anche un mezzo con cui l’Io controlla l’Es e può approfondire la sua relazione con esso, sia pure al prezzo di mostrarsi assai arrendevole nei confronti delle esperienze dell’Es stesso. Quando l’Io assume i tratti dell’oggetto, si autoimpone per così dire all’Es come oggetto d’amore e cerca di risarcirlo della perdita subita dicendogli: ” Vedi, puoi amare anche me, che sono così simile all’oggetto”. […]