Fonte: W. Heisenberg, Natura e fisica moderna, trad. di E. Casari, Garzanti, Milano, 19852, pag. 55
Se si può parlare di un’immagine della natura propria della scienza esatta del nostro tempo, non si tratta quindi piú propriamente di una immagine della natura, ma di una immagine del nostro rapporto con la natura. L’antica suddivisione del mondo in un accadimento obiettivo nello spazio e nel tempo da una parte, e l’anima, in cui tale accadimento si rispecchierebbe, dall’altra, la distinzione cartesiana, cioè, tra la res cogitans e la res extensa, non può piú servire come punto di partenza della scienza moderna. Obiettivo di questa scienza è piuttosto la rete delle relazioni tra uomo e natura, la rete delle connessioni per cui noi, come esseri viventi dotati di corpo, dipendiamo dalla natura, come sue parti, e nello stesso tempo, come uomini, la rendiamo oggetto del nostro pensiero e della nostra azione. La scienza non sta piú come spettatrice davanti alla natura, ma riconosce se stessa come parte di quel mutuo interscambio tra uomo e natura. Il metodo scientifico che procede isolando, spiegando e ordinando i fenomeni diviene consapevole dei limiti che gli derivano dal fatto che il suo intervento modifica e trasforma il suo oggetto, dal fatto cioè che il metodo non può piú separarsi dall’oggetto. L’immagine scientifica dell’universo cessa quindi di essere una vera e propria immagine della natura.