Fonte: M. Heidegger, I sentieri interrotti, La Nuova Italia, Firenze, 1968, pagg. 190-191
Questa indagine si propone di chiarire il luogo a partire dal quale potrà forse un giorno esser posto il problema dell’essenza del nichilismo. L’indagine trae origine da un pensiero che incomincia finalmente a gettare luce sulla posizione fondamentale di Nietzsche nel corso della storia della metafisica occidentale. Si tratta di uno stadio della metafisica occidentale che è probabilmente il suo stadio finale; non si vedono infatti altre possibilità per la metafisica, dopo che essa, con Nietzsche, ha in certo modo spogliato se stessa della propria possibilità essenziale. Col capovolgimento determinato da Nietzsche, non resta piú alla metafisica che il suo capovolgimento nel non-essere [Unwesen]. Il soprasensibile non è che l’inconsistente prodotto del sensibile. Ma con questo svilimento del suo opposto, il sensibile rinnega il suo stesso essere. La destituzione del soprasensibile sopprime anche il puro sensibile, e perciò la loro distinzione. La destituzione del soprasensibile sfocia in un “né… né…” rispetto alla distinzione di sensibile (aisthetón) e non-sensibile (noetón). La destituzione si conclude nell’insensato [sinnlos]. Tuttavia essa rimane il presupposto inavvertito e indispensabile del cieco tentativo di sottrarsi all’insensato attraverso un mero conferimento di senso [Sinn-gebung].
In questo scritto la metafisica è sempre intesa come la verità dell’ente come tale nel suo insieme, e non come la dottrina di un pensatore. Il pensatore ha di volta in volta la sua posizione filosofica fondamentale nella metafisica, ed è per questo che una metafisica può esser indicata col suo nome. Ma se teniamo ferma la nostra concezione della metafisica, non sarà assolutamente possibile dedurne che le singole metafisiche sono il prodotto e il possesso di un pensatore, inteso come una personalità operante nel dominio pubblico dell’attività culturale. In ogni fase della metafisica si rende di volta in volta visibile un tratto della via che il destino [Geschick] dell’essere si traccia nel seno dell’ente, nelle brusche epoche della verità. Nietzsche stesso spiega metafisicamente il corso della storia occidentale, e precisamente come il sorgere e lo svilupparsi del nichilismo. L’esame della metafisica di Nietzsche diviene allora una meditazione sulla situazione e sullo stato dell’uomo contemporaneo il cui destino [Geschick] rispetto alla propria verità è ancora ben scarsamente compreso.