Tratto da Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XIX, pagg. 674-676 – A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, I, 34.
Quando, sollevati dalla potenza dello spirito, rinunciamo a considerare le cose secondo la maniera volgare e cessiamo di ricercarne soltanto le reciproche relazioni, il cui ultimo termine è sempre la relazione con la nostra volontà, secondo gli aspetti del principio di ragione; quando non consideriamo piú il dove, il quando, la causa e la finalità delle cose, ma unicamente ciò che esse sono; quando non permettiamo che s’impadroniscano della coscienza il pensare astratto, i concetti della ragione; ma, al contrario, dedichiamo tutta la forza del nostro spirito all’intuizione, sprofondandoci in essa, e lasciamo che tutta la nostra coscienza sia riempita dalla tranquilla contemplazione dell’oggetto naturale, che ci sta dinanzi, sia esso un paesaggio, un albero, una roccia, un edificio o qualche altra cosa; quando, secondo un’efficace espressione, ci perdiamo completamente in quell’oggetto, ossia dimentichiamo la nostra individualità, la nostra volontà e non rimaniamo nient’altro che soggetto puro, chiaro specchio dell’oggetto; come se l’oggetto solo esistesse, senza che nessuno lo percepisse, e non è piú possibile distinguere colui che intuisce dall’intuizione stessa, poiché sono diventati una sola cosa essendo l’intera coscienza riempita e posseduta da una sola immagine intuitiva; quando dunque l’oggetto si è in tal modo liberato da ogni relazione con altri oggetti fuor di se stesso, e il soggetto si è liberato da ogni relazione con la volontà: allora ciò che viene cosí conosciuto non e piú la cosa particolare in quanto tale, ma è l’idea, l’eterna forma, l’immediata oggettità della volontà in quel grado: perciò appunto non è piú l’individuo quello che è rapito in tale intuizione: proprio l’individualità infatti si è annullata: egli è invece puro soggetto della conoscenza, liberato dalla volontà, dal dolore, dal tempo.
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Il puro soggetto della conoscenza e l’idea, che ne è il correlato, si trovano fuori da ogni forma del principio di ragione: il tempo, il luogo, l’individuo che conosce e l’individuo che viene conosciuto non significano nulla per essi. Non appena accade che un individuo conoscente si elevi, come abbiamo detto, a puro soggetto del conoscere, innalzando in tal modo l’oggetto conosciuto a idea, si mostra integro e puro il mondo come rappresentazione e si effettua la completa oggettivazione della volontà, dato che di questa adeguata oggettità è solo l’idea. Questa racchiude in sé tanto l’oggetto quanto il soggetto, dato che entrambi ne sono l’unica forma: in essa, però, soggetto e oggetto si trovano in perfetto equilibrio: come l’oggetto qui altro non è se non la rappresentazione del soggetto, cosí anche il soggetto, che tutto si perde nell’oggetto intuito, è divenuto tutt’uno con l’oggetto, in quanto l’intera conoscenza altro non è se non la piú limpida immagine di esso.