Il discorso del padrone è matemizzato da Lacan così:
$ è il soggetto barrato, non tutto. È il soggetto all’interno del discorso. È il soggetto all’interno del linguaggio, del simbolico, è detto da un significante S1: “il significante rappresenta il soggetto per un altro significante”. Il significante è il rappresentante del soggetto nel simbolico, nel linguaggio.
Nel momento in cui il soggetto entra nel simbolico c’è un significato rimosso. Il soggetto si aliena nel significante. L’entrata nel linguaggio fa sì che soggetto lasci un resto, un quid che non sarà mai assorbito nel simbolico e che pertanto non verrà mai rappresentato dai significanti, questo resto è l’oggetto a.
S2 indica la catena dei significanti messi in moto da S1. L’analista dovrà pertanto interpretare il sintomo all’interno della catena dei significanti. Il significante non sarà mai del tutto isolato. Esiste per differenza all’interno della catena significante.
S1 è il significante padrone. Il significante che fa regola. Che fa legge. È il discorso del divieto e dell’interdizione: principio regolatore universale.
Nel discorso del padrone Lacan si riferisce alla dialettica servo-padrone, dove il padrone deruba il servo del suo sapere pratico, quel saper fare che il padrone farà proprio teoricamente.
Nel discorso dell’università:
S2 diventa il simbolo di potere che punta idealmente all’oggetto a, che come abbiamo visto è uno scarto rispetto al soggetto barrato che, continua ad interrogarsi sulla verità del suo desiderio.
A Milano nel 1972, Lacan parlerà del discorso del capitalista come strumento di lettura della modernità. Il consumo degli oggetti narcotizza il soggetto nella ripetizione di un godimento illusorio: un falso completamento del soggetto.
Il soggetto diventa “punzone” di a: $ <> a. E’ matema del fantasma: il soggetto barrato aspira infinitamente all’impossibile raggiungimento dell’oggetto a.
Discorso del capitalista: