La pratica analitica si fonda sull’idea che un pensiero, un lapsus, un atto mancato, tutto ciò, non accade per caso, ma è dotato di un senso. Ha senso.
Però, il soggetto supposto sapere, messo lì per interpretare, può diventare pericoloso.
Niente più diventa “per caso”. Il “non è per caso”, pilastro della psicoanalisi, può dare l’avvio ad un “delirio interpretante”. Proprio come accade alla psicosi. I soggetti psicotici non hanno altri oggetti che loro stessi e il delirio diventa un tentativo di guarigione.
Tutta l’analisi consiste nell’elaborazione del transfert. Il soggetto stesso è posizionato come enigma. Il soggetto lavora il “che vuoi”, che è un vuoto soggettivo. Il lavoro di transfert, posiziona il soggetto come enigma di transfert: che cosa vuoi da me? Ciò si verifica nelle nevrosi. Ma come intendere, in questo senso, il transfert nella psicosi?
Nella psicosi si lavora in modo differente rispetto elle nevrosi. Il delirio dello psicotico può essere concepito come un’autoanalisi. Lo psicotico è come un martire dell’inconscio. Un martire che testimonia del rapporto che lui ha con il linguaggio. Il nevrotico invece è il martire dell’oggetto piccolo a.
Il punto è: come passare dalla posizione di martire dell’inconscio a un lavoro analitico? Come possiamo fare clinica con il “ritorno del reale”?
Si può parlare di psicoanalisi della psicosi? Nella pratica con le psicosi ci troviamo con un sintomo. È un trattamento “attraverso” il sintomo non “del” sintomo. È il rovescio dell’interpretazione. Un nuovo regime dell’interpretazione, una pratica che mira al sintomo del soggetto, una pratica che non interpreta alla maniera del’inconscio.
Miller sostiene che in una psicoanalisi si tratta di rivolgere, o di ricondurre il soggetto nevrotico ai significanti propriamente elementari sui quali il soggetto ha delirato. Non bisogna aggiungere un S2 ma è necessario isolare l’S1. Nel trattamento di una nevrosi è necessario trovare questi significanti che sono isolati, che non sono in catena. È necessario una messa a nudo dei significanti elementari.