L’ossessivo abitualmente non si rende conto delle sue ossessioni o non gli da’ importanza. L’ossessivo è uomo di ragione, vuole dare senso a tutto, in modo tale da poter dormire tranquillo con il suo desiderio morto.
Confonde il sapere con l’erudizione. L’ossessivo respinge il sapere proprio là dove il sapere si annoda con un godimento, intollerabile per il soggetto.
L’entrata in analisi dell’ossessivo può essere più dell’ordine del fantasma e non per il sintomo. Entra attraverso il fantasma e non attraverso il sintomo. Nel sintomo la rappresentazione resta disinvestita, perciò bisogna stare molto attenti alle cose apparentemente di minore importanza. Dove l’ossessivo dice “è lo stesso” è proprio dove “è meno lo stesso”. L’ossessivo tenta di separare dal pensiero questi piccoli dettagli per ottenere una coerenza vuota e insensibile: l’odio al padre vanno insieme all’idealizzazione.
Nell’isteria, c’è una difficoltà: la sua aderenza ai drammi passionali possono impedire il lavoro analitico. Non mancano i sintomi dove spesso è implicato il corpo. L’isterica confonde la sofferenza con la castrazione. Quest’ultima è respinta nel luogo dell’Altro. L’isterica ha una precisione invidiabile nel mettere la mancanza nell’Altro. Perché attraverso questa mancanza si ha il soggetto. C’è un aspetto volubile nell’isteria: “non so quello che voglio perché ciò che voglio è ciò che vuole l’altro”. Il compito di incarnare l’oggetto del desiderio dell’altro, può essere abbandonato, quando si scopre che l’altro, desidera senza di lei.
L’entrata in analisi per la nevrosi, comporta la restituzione del senso attraverso il transfert. In principio c’è il transfert. L’unica cosa che si chiede in analisi è che si pratichi l’associazione libera. Non basta esplicitare la regola affinché il soggetto la applichi. La vera entrata in analisi è quando il soggetto si lascia andare all’associazione libera. L’analizzante associa, l’analista interpreta, l’analizzante si aspetta il senso. L’analista come altro della domanda: si produce una regressione sul piano significante, è la regressione ai significanti della domanda. Non si tratta di chiedere all’analista di accudire il soggetto. Il sintomo non è “sto male”, ma è la sua messa in forma.