Modello psicoanalitico di campo

In questo post vorrei porre l’accento sulla distinzione tra il concetto di ambiente comportamentale, ambiente geografico e campo psicofisico, differenziazione messa in risalto dagli autori della Gestalttheorie. Nella parte finale accenneremo al modello ecologico di U. Bronfenbrenner.

Innumerevoli ci sono apparse le assonanze incontrate, proprio nel concetto di campo, prima nella Gestalt e poi in Lewin, con quello di modello psicodinamico di campo. Gli autori della teoria della Gestalt com’è noto sostenevano che la realtà fisica non fosse qualcosa di dato, ma di costruito: gli oggetti si posizionano nel mondo ma in riferimento alle rappresentazioni di questi, non vi è una sincronismo punto a punto tra il mondo oggettivo ed il mondo fenomenico e pertanto è necessario distinguere tra un “ambiente geografico” e un “ambiente comportamentale”. Da queste considerazioni è emersa la necessità di studiare la coscienza che si ha dell’ambiente. Le cose non appaiono come appaiono perché sono quelle che sono (dice Koffka): le ragioni della propria apparenza sono da ritrovare nell’organizzazione del campo. Il concetto di campo si sviluppa, come è noto, a partire dal modello teorizzato dalla psicologia della Gestalt e dal tentativo di Kurt Lewin  di applicare ai gruppi la teoria del campo elettromagnetico di Faraday e Maxwell. Da qui emerse l’ipotesi teorica di un gruppo concepito come risultante dall’insieme delle forze emergenti nel campo stesso e non più a partire dalle caratteristiche dei singoli membri.

Successivamente, in Italia, Corrao introdusse il suo modello di campo non più riducibile alle mere osservazioni fattuali di tipo percettivo. In questo modello, infatti, non si pone l’accento sul concetto di forza o di potenza ma su quello d’energia: l’energia, il modello energetico, che avevamo tanto criticato in Freud, adesso, mediante il concetto di campo, può essere reintrodotto. Seguendo queste considerazioni altri autori, hanno sviluppato il concetto di campo analitico come un campo emozionale, e cioè come  un sistema di trasformazione della realtà fattuale ad opera della realtà emozionale.

Alcuni studiosi, superando quelle teorie fondate esclusivamente sulla relazione madre-bambino e sul ruolo assunto da altre figure significative, si sono occupati nelle loro ricerche, anche dei luoghi della vita quotidiana in cui lo sviluppo si realizza. Ci sono differenti modi di immaginare il contesto: come sistema sociale, sistema famigliare, come luogo fisico e senza mai ignorare le caratteristiche dell’individuo che in quel contesto vive e si comporta. U. Bronfenbrenner è uno dei più interessanti studiosi in questo ambito. Attraverso il modello ecologico e facendo sua la lezione lewiniana, egli concepisce il contesto: come ciò che ha una rilevanza psicologica per il soggetto. Uno degli aspetti più rilevanti del contributo di questo autore sta nell’aver articolato il contesto in più livelli: microsistema e mesosistema, direttamente in contatto con il bambino, gli altri due, l’esosistema e  macrosistema, ambiti di cui il soggetto non fa esperienza diretta ma che hanno egualmente un’influenza il suo sviluppo.