Riprendendo il discorso di ieri, possiamo dire che, affinché un paziente possa riuscire a manifestare qualcosa del proprio desiderio, occorre che l’istituzione renda ciò possibile: è necessario costruire un setting di base configurato in modo tale da non saturare il campo di cura con lo schema rigido adeguazione/trasgressione, che finirebbe per impoverire l’accoglimento delle risposte del paziente. È necessario, secondo questa prospettiva, non fare della regola un puro standard a cui il paziente deve dire semplicemente “si” o “no”: dovrà lasciare piuttosto al soggetto ed all’equipe stessa, il tempo e lo spazio necessario per comprendere la specifica modalità, di quel particolare soggetto, di rapportarsi ad una legge imposta da un altro Istituzionale. È importante partire dall’idea di un trattamento atipico delle trasgressioni, che faccia leva piuttosto sulla struttura del soggetto che le compie e sul suo rapporto con l’altro (Domenico Cosenza).
Il modo d’essere (regolato) e il fare quotidiano, configurano un terreno di apprendimento che il contesto di gruppo amplifica. La Comunità Terapeutica, nel suo complesso svolge la funzione di campo psicoeducativo: offrendo la possibilità di riflettersi in uno specchio poliedrico dove l’immagine di ciascuno viene proiettata e riflessa da diverse angolazioni. La vita in Comunità è regolata dalle routine e dalla vita insieme, attività pratiche, ordinare o informali: la sveglia, l’igiene personale, il riassetto degli spazi personali e di quelli comuni, le varie mansioni domestiche, gli impegni programmati, la scansione temporale, gli avvenimenti previsti, le varie di riunioni di piccoli e grandi gruppi.
Lo spazio di cura diventa un laboratorio sociale agente di cura. La terapia si basa sulla “clinica del quotidiano”: ogni frangente della giornata è occasione d’apprendimento dall’esperienza. La funzione curante è garantita grazie a quella “domesticità” riconducibile all’esperienza del vivere in uno spazio contrassegnato da atti, gesti, avvenimenti e delle emozioni della vita di tutti i giorni attraverso: negoziazioni, dinieghi, assenze, convivenze, contrarietà, condivisioni e con il supporto di un contenitore, che a tutto questo conferisce, attraverso i percorsi dell’interpretazione e dell’elaborazione, una “intenzionalità curativa” che ha la funzione di assicurare costantemente, la riflessione sui tempi e sui modi in cui si articolano gli atti della vita quotidiana.