Un’esperienza liminare come quella psicotica, in particolare e ancor di più quella per i soggetti in età evolutiva, con molte difficoltà si lascia collocare nella prospettiva di un intervento di tipo istituzionale che possa non ridursi al mero contenimento segregativo o dondolarsi nel puro intrattenimento fine a se stesso, con la speranza di lasciar intravedere quindi, una nuova possibile concezione di intervento istituzionale e cioè come “apparato produttivo di quotidianità”.
Quasi tutte le più recenti ricerche sul tema delle psicosi infantili/adolescenziali, evidenziano il ruolo fondamentale dei fattori psicogeni, intrecciati naturalmente con altri fattori quali le problematiche di un organismo in evoluzione e le caratteristiche del contesto ambientale in cui si cresce. Accanto all’analisi degli studi che pongono l’accento sull’interazioni madre-bambino, è necessario articolare anche quelle prospettive che tendono a privilegiare lo studio dell’intero ambiente relazionale, nel quale lo sviluppo psicologico del giovane continua il suo cammino: contesto istituzionale, in particolare quello educativo, e contesto familiare. È necessario soffermarsi altresì sui contesti comunitari (soprattutto a fronte dei sempre più frequenti breakdown evolutivi specifici dell’adolescenza) di tipo terapeutico, riabilitativo, psicoeducativo e residenziale.
La “sofferenza mentale” trova una sua spiegazione possibile (certo non l’unica) e, allo stesso tempo, una sua possibile “cura” (anche questa, non l’unica): nelle relazioni che gli esseri umani hanno con i propri consimili. È la cura psicoterapeutica inaugurata sul finire del diciannovesimo secolo da Freud, a portare a maturazione quanto già emergeva nella psichiatria dinamica dell’epoca. Il mesmerismo, l’ipnosi, la suggestione, la catarsi hanno suggerito, anche se in modo ancora nebuloso: che un essere umano è in grado di influenzare un altro essere umano e provocarne una trasformazione in grado di attenuare la sofferenza o far sparire i sintomi. Una nuova sfida che coinvolge molti psicoanalisti è la collocazione del modello freudiano (e dei suoi “derivati” teorici) nell’ambito di un possibile interveto terapeutico nella cura delle psicosi in età evolutiva in campo istituzionale, dove per istituzione non si intende solo la Struttura Ospedaliera o Dipartimento di Salute Mentale, ma anche la scuola, le strutture comunitarie e quant’altro incarni quell’istanza superegoica che, nell’epistemologia psicoanalitica, diventa funzione che si fa struttura: organo psichico o istituzione mentale, a cui è demandata la “sopraintendenza” dei rapporti tra il soggetto ed i propri simili.