Le esperienze (traumatiche) precoci avute in età infantile, anche se non sono coscientemente ricordate, incidono in modo persistente sull’attività psichica, infatti, l’aspetto emozionale di tali traumi, coinvolge l’amigdala che, come è noto, matura prima dell’ippocampo. La diversa maturazione di queste due strutture cerebrali avallerebbe l’ipotesi che vede la memoria implicita formarsi prima di quella esplicita. Le esperienze iniziali si depositano in una memoria arcaica e difficilmente si estinguono, condizionando così tutta la nostra vita. Tale resistenza all’estinzione è dovuta alla specifica organizzazione neurale dell’amigdala, la sua specifica plasticità fa sì che le esperienze emozionali restino impresse in modo indelebile nella (cosiddetta) memoria implicita.
Se ipotizziamo che il processo psicoterapeutico sia giocato a livello della neocorteccia, possiamo anche sostenere l’ipotesi che esso sia in grado di modulare i processi emozionali attraverso un’azione sull’amigdala.
Un certo fatto, un certo stimolo (interno o esterno), produce una sequenza di modificazioni corporee alle quali corrispondono determinate configurazioni neurali. C’è una trasformazione momentanea a livello organismico che si struttura in una sorta di schema, di mappa autopercettiva. Mappe corporee, configurazioni neurali, sintetizzano risposte che causano o sono alla base di emozioni e poi sentimenti. L’amigdala ricevendo segnali sensoriali proietta a più livelli, è in grado di stabilizzare i ricordi delle esperienze emozionali e incide molto sulla codifica e l’immagazzinamento dei ricordi espliciti ed è coinvolta anche nel consolidamento dei ricordi impliciti propri della memoria emozionale.
L’amigdala e l’ippocampo interagiscono anche in relazione alla modulazione dell’attività limbica sottocorticale in riferimento ai processi di memorizzazione, agli effetti dei traumi o stress avuti nella prima infanzia. Quindi essa sembra ricoprire un ruolo fondamentale nella codifica e nella stabilizzazione della memoria emozionale implicita che giocoforza inibisce il ricordo in quanto traccia di ciò che è stato percepito e, allo stesso tempo, ha un ruolo importante nel recupero dei ricordi emozionali.
L’emozione è la tendenza sensoriale orientata verso l’interno in grado di fornire informazioni sullo stato corporeo in relazione al mondo esterno. Le emozioni sono cambiamenti del nostro corpo rilevati dalle strutture di monitoraggio somatico, che implicano una interpretazione delle informazioni dal mondo circostante e l’attivazione di meccanismi fisiologici. Le strutture alla base dell’emersione delle emozioni sono le stesse che generano il nostro stato di fondo di coscienza.[i]
Il livello di piacere e dispiacere configura la cornice di riferimento
nella quale si esperiscono gli stati emozionali. Il dispiacere non va confuso
con il dolore, il primo si riferisce ad una tonalità che connota un certo stato
emozionale, che si gioca come esperienza interna, il secondo è una sottocategoria
di una sensazione somatica causata dall’esterno. Il corpo è dotato di
meccanismi omeostatici che assicurano un certo equilibrio dei vai parametri
(ossigeno, temperatura, glucosio…). La consapevolezza del nostro corpo è
garantita dal sistema muscolo-scheletrico, ovvero il sistema sensomotorio che
viene proiettato sulla superficie corticale del prosencefalo fornendo una
mappatura del corpo in movimento. Quindi abbiamo diverse mappe del nostro
corpo, una di queste la troviamo nel tegmento dorsale e nel tetto del tronco
encefalico superiore, qui si avrebbe una prima rappresentazione grezza del
proprio corpo ed un composto risultante dalla combinazione del corpo esterno e
quello interno, è in questa area cerebrale che andrebbe a costituirsi il Self, ovvero
il Simple Egolike Life Form di Panksepp (1985). Panksepp è noto per essere il
principale studioso delle neuroscienze affettive che propongono un nuovo punto
di vista che vede gli affetti come causati dall’attività delle strutture
sottocorticale profonde dei mammiferi. Secondo questo autore (e MacLan) molte
sono le ricerche a favore dell’ipotesi che le emozioni sorgono lungo le vie
sottocorticali che controllano i processi viscerali, meglio conosciuto come
sistema limbico. Panksepp ci propone una definizione del sistema emozionale
fondato su dei processi primari (primary-process) del sistema emozionale
cerebrale. Pochi stimoli sensoriali possono accedere incondizionatamente al
sistema emozionale che può dar luogo ad una reazione istintuale così come può modulare
gli input sensoriali. Il sistema emozionale ha un funzionamento a feedback
positivo che può sostenere l’eccitazione emotiva nel tempo, inoltre questo
sistema emozionale può essere modulato dagli input cognitivi, può modificare e
incanalare l’attività cognitiva. Le emozioni dunque hanno origine dalla parte
antica del cervello, la parte preverbale.
[i] Esse si trovano nella parte mediale e superiore del tronco encefalico. Ipotalamo, l’area segmentale ventrale, nuclei parabrachiali, grigio periacqueduttale (GPA) i nuclei del rafe, complesso del nucleo del locus coeruleus, la formazione reticolare classica. Il grigio periacqueduttale sembra avere un ruolo fondamentale per le emozioni tale struttura è collocata all’interno del tronco dell’encefalo. Alcune delle sue colonne verticali producono sensazioni piacevoli (es. nel grigio periacqueduttale ventrale collocato nel piano sottostante l’asse verticale del corpo), altre causano sensazioni spiacevoli (es. nel grigio periacqueduttale dorsale, nel piano soprastante l’asse verticale). LeDoux J., (1998), Il cervello emozionale. Alle origini delle emozioni, 1996, tr.it. Baldini & Castaldi, Milano.