Abuso continuo di alcolici e deterioramento delle capacità cognitive è il risultato di una indagine condotta a Baltimora su 1.488 soggetti nel periodo 1981-1996. La coorte, seguita per una media di 11,5 anni, è stata sottoposta all’inizio e periodicamente al test MMSE ed è stata suddivisa in cinque gruppi a seconda della quantità di alcol consumata[i]. Contrariamente alle previsioni non è emerso un rapporto diretto fra consumi alcolici e deterioramento delle capacità cognitive ed è meno rilevante rispetto ai trends generici legati all’età. Trattavasi, tuttavia, di consumi “familiari” e tradizionali. Inoltre il valore assoluto dell’MMSE è discutibile e la meta-analisi della letteratura dimostra una varietà di risultati anche quando si è tenuto conto nelle serie prolungate nel tempo dei fenomeni di eliminazione dei più deboli. Si deve anche riflettere sulle definizioni: il “social drinker” secondo il modello classico è colui che per motivi occupazionali è costretto a moltiplicare i bicchierini di primo contatto e di commiato con clienti. Invece nella definizione della John Hopkins si tratta di “un bere radicato nel contesto culturale delle famiglie” per cui la quantità e la durata non possono avere caratteristiche patogene analoghe a quelle degli abusatori e dei dipendenti.
[i] Sheppard J.M., Lyketsos C.: Function after 11,5 years of alcohol use: relation to alcohol use, American J. Epidemiology, 156: 747-52, 2002