Studi sull’isteria

Abbozzi per la “Comunicazione preliminare”

1892, 139-46
I tre scritti raccolti sotto questo titolo sono appunti di Freud rimasti nelle mani di Breuer, il primo in forma di lettera (29 giugno 1892) e gli altri due come abbozzi per la teoria dell’isteria. Nella lettera a Breuer sono esposti i seguenti argomenti: la questione della costanza della somma di eccitamento; la teoria del ricordo; il fatto che i contenuti dei diversi stati di coscienza non si associano tra loro. Il secondo scritto è evidentemente una minuta del terzo paragrafo della “Comunicazione preliminare”. I ricordi che si celano dietro i fenomeni isterici sono assenti dalla memoria di cui dispone il malato, mentre possono essere rievocati nell’ipnosi. La terapia consiste nell’eliminare i risultati delle rappresentazioni che non hanno subìto abreazione, sia facendo rivivere il trauma in uno stato di sonnambulismo, per sottoporlo ad abreazione ed eliminarlo, sia per riportarlo, attraverso un’ipnosi più leggera, nello stato di coscienza normale. Il terzo abbozzo, Sulla teoria dell’attacco isterico, scritto insieme con Breuer, costituisce una prima stesura del quarto paragrafo della “Comunicazione preliminare”. Freud e Breuer sono pervenuti alle loro vedute sull’attacco isterico trattando i soggetti isterici con il metodo ipnosuggestivo, interrogandoli sotto ipnosi e studiandone i processi psichici durante l’attacco. Il contenuto costante ed essenziale di un attacco isterico (ricorrente) è il ritorno di uno stato psichico che il malato ha già precedentemente vissuto; in altre parole, il ritorno di un ricordo. Il ricordo che forma il contenuto dell’attacco isterico non è un ricordo qualsiasi, ma è il ritorno dell’evento che ha causato l’attacco, e cioè il ritorno del trauma psichico. Il ricordo che forma il contenuto dell’attacco isterico è un ricordo inconscio o, per meglio dire, appartiene al secondo stato di coscienza, più o meno organizzato in ogni tipo di isteria. Se l’isterico vuole intenzionalmente dimenticare un evento, se violentemente allontana da sé o inibisce e reprime un proposito, una rappresentazione, questi atti psichici cadono allora nel secondo stato di coscienza, da dove esplicano i loro effetti permanenti, mentre il loro ricordo ritorna come attacco isterico.

Prefazione e note alla traduzione delle “Lezioni del martedì della Salpétrière” di J.-M. Charcot

1892-94, 151-60
Le lezioni di Charcot contengono tante cose nuove che nessuno, anche fra gli esperti, può leggerle senza ampliare di molto il proprio orizzonte conoscitivo. Devono il loro particolare fascino al fatto di essere totalmente o in gran parte improvvisate. Charcot non conosce il malato che gli viene presentato, o lo conosce solo superficialmente. Lo interroga, si accerta dell’esistenza di questo o quel sintomo, e giunge così alla diagnosi, che poi attraverso ulteriori ricerche preciserà o confermerà. L’interesse principale di una lezione spesso sorge soltanto dopo che si è formulata la diagnosi e si è trattato il caso clinico nella sua specificità. Allora Charcot si prende la libertà, consentita da questo tipo di lezioni, di ricollegare osservazioni su casi simili che egli ricorda, e di fare importantissime considerazioni sui temi prettamente clinici dell’etiologia, dell’ereditarietà, della connessione con altre malattie. Quanto alle note aggiunte da Freud, sono riportate solo quelle a contenuto psicologico.

Studi sull’isteria

1892-95, 175-88
Comuniczione preliminre: Sul meccnismo psichico dei fenomeni isterici (Breur e Freud)

Numerosi e vari sono i sintomi dell’isteria riconducibili al cosiddetto fatto motivante: nevralgie e astenie delle specie più svariate, contratture e paralisi, attacchi isterici e convulsioni epilettiformi, vomiti continui, anoressia ecc. La connessione tra il fatto originario e i fenomeni patologici che si producono è spesso perfettamente chiara, altre volte non è così semplice, ma soltanto “simbolica”. L’osservazione di questi casi sembra confermare l’analogia nella patogenesi della comune isteria e della nevrosi traumatica e giustificare un’estensione del concetto di “isteria traumatica”. Si è trovato che i diversi sintomi isterici scomparivano subito e definitivamente quando si era riusciti a suscitare con piena chiarezza il ricordo dell’evento determinante, ridestando anche l’affetto che l’aveva accompagnato, e quando il malato descriveva l’evento nel modo più completo possibile esprimendo verbalmente il proprio affetto. L’affievolirsi di un ricordo o dell’affetto che lo accompagna dipende da parecchi fattori. È anzitutto rilevante se si sia reagito energicamente o no all’evento impressionante. I ricordi corrispondono a traumi i quali non sono stati sufficientemente “abreagiti”. La scissione della coscienza, così sorprendente nei noti casi classici di double conscience, esiste allo stato rudimentale in ogni isteria, e la tendenza a tale dissociazione e quindi al manifestarsi di stati anormali della coscienza, definibili nell’insieme come “stati ipnoidi”, ne costituisce il fenomeno principale. Charcot ha fornito una descrizione schematica del “grande” attacco isterico, distinguendo in un attacco completo quattro fasi: 1) la fase epilettoide; 2) quella dei grandi movimenti; 3) quella delle attitudes passionnelles (fase allucinatoria); 4) quella del delirio conclusivo. Il metodo di psicoterapia esposto può condurre alla guarigione. Esso rende inefficace la rappresentazione originariamente non abreagita, consentendo all’affetto in essa incapsulato di sfociare nel discorso, e la conduce alla correzione associativa introducendola nella coscienza normale (nell’ipnosi leggera) o annullandola mediante suggestione da parte del medico.

1892-95, 189-212, Casi clinici: Signorina Anna O (Breur)

Anna O. all’epoca della malattia aveva ventun anni. Il decorso presentò più fasi ben distinte: a) l’incubazione latente; b) la malattia manifesta; c) un periodo di sonnambulismo persistente; d) la graduale scomparsa degli stati patologici e dei fenomeni. In tutto il decorso precedente della malattia, ogni giorno, nel pomeriggio, la paziente veniva colta da una sonnolenza che verso il tramonto si trasformava in un sonno più profondo (clouds). Vi erano due stati di coscienza del tutto distinti: in uno stato la paziente conosceva ciò che la circondava; nell’altro stato (assenze) si lamentava che le veniva a mancare il tempo e rilevava dei vuoti nel corso delle sue rappresentazioni coscienti. Nelle assenze descriveva una situazione o narrava una storia che si era costruita nel corso della giornata, e alcuni istanti dopo la conclusione del racconto si svegliava, evidentemente tranquillizzata o, come lei si esprimeva, “agevole”. L’essenziale del fenomeno descritto, l’accumulo e la condensazione delle sue assenze nell’autoipnosi serale, l’efficacia dei prodotti della fantasia come stimolo psichico, la facilitazione e l’abolizione dello stato di stimolo per effetto dello sfogo assicurato dalla verbalizzazione durante l’ipnosi rimasero costanti per il tempo, un anno e mezzo, dell’osservazione. Nella fanciulla ancora perfettamente sana sono presenti due peculiarità psichiche che la dispongono alla malattia isterica: 1) l’eccedenza di mobilità e di energia psichica non utilizzata nella vita familiare che è monotona e priva di una commisurata attività intellettuale, la quale si scarica in una costante attività della fantasia; 2) l’abituale sognare a occhi aperti (“teatro privato”), su cui è basata la dissociazione della personalità intellettuale.

1892-9, 213-62, Casi clinici: Signora Emmy von N., quarantenne, della Livona (Freud)
Il 1° maggio 1889 Freud divenne il medico di una signora di circa quarant’anni le cui sofferenze e la cui personalità gli ispirarono tanto interesse che le dedicò gran parte del suo tempo e si assunse l’impegno di guarirla. Era un’isterica, ed era molto facile indurre in lei uno stato di sonnambulismo. Il delirio isterico descritto per ultimo fu anche l’ultimo disturbo di rilievo della signora Emmy von N. Le sedute di ipnosi ben presto diventarono improduttive e Freud le impiegò per impartirle insegnamenti che dovevano restare sempre presenti alla sua mente e dovevano proteggerla dal ricadere, quando fosse tornata a casa dalla clinica, in stati consimili. La facilità dei deliri e delle allucinazioni, la modificazione della personalità e della memoria nel sonnambulismo artificialmente indotto, l’anestesia dell’arto dolorante, certi dati dell’anamnesi, l’ovarialgia ecc., non permettono alcun dubbio circa il carattere isterico della malattia, o perlomeno della malata. I sintomi psichici, in questo caso d’isteria con scarsa conversione, si possono raggruppare in mutamenti nello stato d’animo, fobie e abulia. Questi due ultimi tipi di disturbi sono soprattutto di origine traumatica. Nella signora Emmy von N. erano rimasti irrisolti gli effetti dolorosi di esperienze traumatiche. Esisteva in lei una vivace attività mnemonica la quale richiamava alla coscienza pezzo per pezzo i traumi e gli affetti che li avevano accompagnati.

1892-95, 263-79, Casi clinici: Miss Lucy R., trentenne (Freud)
Alla fine del 1892 un amico e collega inviò a Freud una giovane che era in trattamento per ricorrenti episodi di rinite purulenta. Soffriva di depressione e stanchezza, ed era tormentata da impressioni olfattive soggettive. Da tutte le sue osservazioni precedenti, Freud aveva tratto la conclusione che le esperienze patogeneticamente importanti sono fedelmente ritenute dalla memoria con tutte le loro circostanze accessorie, anche quando sembrano dimenticate e quando il malato non è in grado di rammentarsene. Condizione indispensabile per l’instaurarsi dell’isteria sembra essere il fatto che si determini un rapporto di incompatibilità fra l’Io e una rappresentazione che a esso si presenta. Il modo isterico di liberarsi di tale incompatibilità sta nella conversione dell’eccitamento in un’innervazione corporea, con il vantaggio che la rappresentazione incompatibile risulta rimossa dalla coscienza. In cambio, la coscienza contiene la reminiscenza corporea prodottasi con la conversione e soffre per l’affetto che più o meno chiaramente si collega appunto a queste reminiscenze. Si verificò in questo caso ciò che si rimprovera sempre alla terapia meramente sintomatica; si era tolto un sintomo, solo perché un nuovo sintomo potesse prenderne il posto. Questa storia clinica fu considerata come modello di un tipo particolare di isteria, quella che anche una persona non ereditariamente tarata può contrarre in base a determinate esperienze. Il momento veramente traumatico è quello nel quale la contraddizione si impone all’Io e l’Io stesso mette al bando la rappresentazione contrastante. Quando questo processo si produce per la prima volta, si forma un nucleo di cristallizzazione per la formazione di un gruppo psichico distinto dall’Io, attorno al quale si raccoglie successivamente tutto ciò che avrebbe come presupposto l’accettazione dell’idea contrastante. La scissione della coscienza, in tali casi di isteria acquisita, è quindi voluta, intenzionale. La terapia, in questo caso, è consistita nel costringere il gruppo psichico separato a riunificarsi con la coscienza dell’Io.

1892-95, 280-89, Casi clinici: Katharina…(Freud)

Katharina è una ragazza diciottenne che in un rifugio di montagna si rivolge a Freud, dopo avergli servito il pasto, per esporgli un suo disturbo: ha avuto il suo primo attacco d’angoscia due anni prima. Katharina si era resa conto che suo zio l’aveva insidiata, così come aveva fatto anche con una sua cugina, Franziska. Freud sperava che il fatto di essersi sfogata con lui avesse in qualche modo giovato alla fanciulla così precocemente offesa nella sua sensibilità. L’ammalata ammetteva sì come verosimile tutto ciò che Freud andava interpolando nella sua narrazione, ma non fu in grado di riconoscerlo come qualcosa di realmente vissuto. Questo caso fu ricondotto da Freud allo schema di un’isteria acquisita. Nell’analisi di ogni isteria fondata su traumi sessuali si trova che impressioni dell’epoca presessuale, rimaste senza effetto sul bambino, acquistano potenza traumatica successivamente come ricordi, quando alla vergine o alla donna si è dischiusa la conoscenza della vita sessuale. L’angoscia di cui Katharina soffriva nei suoi accessi era isterica, vale a dire era una riproduzione di quell’angoscia che si era manifestata in ciascuno dei traumi sessuali da lei subiti.

1892-95, 290-332, Casi clinici: Signiorina Elisabeth von R. (Freud)

La signorina Elisabeth von R., ventiquattrenne, camminava male, con il corpo curvo in avanti, pur senza servirsi di alcun sostegno. Per Freud non fu facile giungere a una diagnosi, ma si decise a confermare quella di isteria fatta dal collega che gli aveva sottoposto la paziente, per due motivi. Anzitutto, per il carattere vago di tutte le indicazioni dell’ammalata, pur intelligentissima, sui diversi aspetti dei suoi dolori. In secondo luogo, quando si pizzicava la pelle e la muscolatura iperalgesica delle gambe della paziente, il suo volto assumeva un’espressione strana, più di piacere che di dolore. Per lungo tempo, Freud non era stato in grado di trovare una connessione fra la storia della malattia e la malattia stessa, che pure doveva essere stata confermata e determinata da quella serie di esperienze (conversione). Secondo Freud, la conversione si sarebbe verificata non sulle impressioni originali, ma sui ricordi di esse. Un processo simile, infatti, non costituisce un’eccezione nell’isteria, ma figura normalmente nella formazione dei sintomi isterici, come è confermato da altri casi. Ad esempio la signorina Rosalia H., impegnata da alcuni anni nello studio del canto, si lamentava che la sua bella voce non le obbediva in certi toni. Si era instaurata una connessione fra il cantare e la parestesia isterica, connessione che era già preparata dalle sensazioni organiche che si producono durante il canto. Freud si sforzò di eliminare questa “isteria da ritenzione” mediante riproduzione di tutte le impressioni perturbanti e successiva abreazione. La signora Cäcilie M. soffriva fra le altre cose di una nevralgia facciale assai violenta, che si manifestava all’improvviso due o tre volte all’anno, durava da cinque a dieci giorni resistendo a ogni terapia, per cessare poi di colpo. Si trattava di un caso di conflitto e di difesa. Questa nevralgia era diventata, per la via ordinaria della conversione, il segno specifico di un determinato eccitamento psichico e aveva potuto in seguito venir ridestata per effetto di corrispondenze associative tratte dalla vita mentale, mediante conversione simbolizzante. In realtà, lo stesso comportamento era stato rilevato nella signorina Elisabeth von R.

1892-95, 333-39, Considerazioni teoriche: (Breur): I fenomeni isterici sono tutti ideogeni?

Breuer, al pari di Freud, non crede che i fenomeni dell’isteria siano tutti ideogeni, vale a dire condizionati da rappresentazioni. In ciò si differenzia da Moebius, secondo il quale sono isterici tutti i fenomeni morbosi causati da rappresentazioni. Breuer ritiene che l’isteria sia un quadro clinico scoperto empiricamente, con l’osservazione. L’unità clinica dell’isteria va preservata, anche se risulta che i suoi fenomeni sono determinati da cause differenti, con la presenza o meno di uno specifico meccanismo psichico. Pare certo che molti dei fenomeni chiamati isterici non vengono causati unicamente da rappresentazioni. Se dunque è probabile che solo una parte dei fenomeni isterici siano ideogeni, sono appunto questi che si possono chiamare specificamente isterici, e il loro studio, la scoperta della loro origine psichica, costituisce il più essenziale progresso recente nella teoria della malattia. Il concetto di “eccitamento che defluisce o deve essere abreagito” riveste un’importanza fondamentale per l’isteria e per la dottrina delle nevrosi in generale.

1892-95, 340-49, Considerazioni teoriche (Breur): L’ eccitamento tonico intracerebrale. Gli effetti

I due stati estremi del sistema nervoso centrale sono il sonno senza sogni e lo stato pienamente vigile. Fra questi due estremi, esiste una gradazione di stati di ridotta lucidità. Una prestazione reale di lavoro del cervello implica certamente un consumo di energia maggiore della mera disponibilità al lavoro. Il risveglio spontaneo che si verifica anche nella quiete e nell’oscurità assolute, in assenza di stimoli esterni, dimostra che lo sviluppo di energia ha la sua base nel processo vitale degli elementi cerebrali stessi. La nostra lingua, risultato dell’esperienza di molte generazioni, distingue con mirabile finezza quelle forme e quei gradi di esaltazione dell’eccitamento che sono ancora utili nell’attività mentale perché accrescono uniformemente l’energia libera di tutte le funzioni cerebrali, e le forme e i gradi che le pregiudicano, perché in parte accrescono e in parte inibiscono, in modo irregolare, le funzioni psichiche. Si chiamano le prime “incitamento”, le seconde “eccitazione”. Mentre l’incitamento non fa che destare la spinta all’utilizzazione funzionale dell’aumentato eccitamento, l’eccitazione cerca di scaricarsi in modi più o meno veementi, che rasentano il patologico o sono effettivamente patologici. Una perturbazione dell’equilibrio dinamico del sistema nervoso costituisce per l’appunto il lato psichico degli affetti. Tutte quelle perturbazioni dell’equilibrio psichico che si chiamano affetti acuti sono accompagnate da un’esaltazione dell’eccitamento. Gli affetti “attivi” compensano l’esaltazione dell’eccitamento mediante scarica motoria. Se però una scarica siffatta delI’eccitamento è vietata del tutto all’affetto, l’eccitamento intracerebrale risulta potentemente esaltato, ma non viene consumato in attività né associativa né motoria.

1892-95, 349-60

Considerazioni teoriche (Breur): La conversione isterica

Nella persona normale esistono resistenze contro il passaggio dell’eccitamento cerebrale agli organi vegetativi. Esse corrispondono all’isolamento delle vie di conduzione elettriche. In quei punti in cui esse sono di esiguità anomala, in caso di eccitamento cerebrale con alta tensione vengono infrante, e l’eccitamento affettivo passa all’organo periferico. Nasce l'”anormale espressione delle emozioni”, e due sono le condizioni perché questo accada. La prima è un grado elevato di eccitamento intracerebrale, cui è vietato il livellamento sia mediante decorso rappresentativo sia mediante scarica motoria, e che è troppo alto perché la scarica possa bastare. L’altra condizione è la debolezza anormale delle resistenze in singole vie di conduzione. L’eccitamento intracerebrale e il processo eccitativo nelle vie periferiche sono in connessione reciproca; il primo cresce quando e fintantoché non viene suscitato un riflesso, diminuisce e scompare quando si è convertito in eccitamento dei nervi periferici. Appare così comprensibile anche il fatto che non si abbia affetto osservabile quando la rappresentazione che dovrebbe suscitarlo provoca immediatamente un riflesso anormale in cui defluisce l’eccitamento in corso di formazione. La “conversione isterica” è allora completa. Il fenomeno isterico (riflesso anormale) non appare ideogeno, nemmeno ai malati intelligenti e buoni osservatori, perché la rappresentazione causale non è più affettivamente caricata e non si distingue più dalle altre rappresentazioni e rimembranze. La scarica dell’eccitamento affettivo obbedisce al “principio di minor resistenza”, svolgendosi su quelle vie le cui resistenze sono state già ridotte da circostanze concorrenti. In perfetta analogia con l’insorgenza dei fenomeni isterici traumaticamente determinati, si ha la conversione isterica di quell’eccitamento psichico che sorge non da stimoli esterni, non dall’inibizione di riflessi psichici normali, ma dall’inibizione del decorso delle associazioni. Perché in una persona sana, non originariamente nevropatica, si formi un autentico sintomo isterico devono quasi sempre concorrere molteplici circostanze. Breuer e Freud conoscono, dalle loro osservazioni, due forme di esclusione di rappresentazioni affettive dalle associazioni: mediante la “difesa”, e in condizioni in cui la rappresentazione non può essere ricordata, cioè in stati ipnotici o simili all’ipnosi. Questi stati sembrano di estrema importanza per la dottrina dell’isteria.

1892-95, 360-66, Considerazioni teoriche (Breur): Stati ipnoidi
Base e condizione dell’isteria è l’esistenza di stati ipnoidi. L’importanza degli stati simili all’ipnosi o “ipnoidi” sta nell’amnesia e nel potere che essa ha di determinare la scissione della psiche. Va sottolineato che la conversione – la formazione ideogena di fenomeni somatici – si compie anche al di fuori degli stati ipnoidi. Autoipnosi spontanee si osservano in talune isterie pienamente sviluppate, di frequenza e di durata variabile, spesso in rapidissima alternanza con lo stato di veglia normale. Nella veglia c’è un’amnesia più 0 meno completa riguardo a questi stati. La “conversione isterica” si compie nell’autoipnosi più facilmente che non nella veglia, così come, del resto, nell’ipnosi artificiale (non spontanea) con tanto maggiore facilità le rappresentazioni suggestive si realizzano somaticamente quali allucinazioni e movimenti. Non sono stati patogeni né l'”assenza mentale” (stato ipnoide) in caso di sovraccarico energetico, né lo stato crepuscolare privo di affetto; lo sono invece il sognare carico di affetto e lo stato di fatica che deriva dal protrarsi degli affetti. L’autoipnosi patogena in talune persone pare nasca dall’introdursi nella fantasticheria abituale. Non è noto se il fantasticare non possa già svolgere di per sé la medesima funzione patogena dell’autoipnosi, e se non possa dirsi lo stesso per l’affetto d’angoscia protratto. L’espressione “ipnoide” indica l’autoipnosi stessa, la cui importanza per la genesi dei fenomeni isterici consiste nel fatto che agevola la conversione e protegge dall’usura (mediante l’amnesia) le rappresentazioni di conversione; da tale protezione deriva infine un aumento della scissione psichica.

1892-95, 367-83, Cosiderazioni teoriche (Breur): Rappresentazioni inconsce inammissibili alla coscienza
Sono chiamate coscienti quelle rappresentazioni di cui si ha percezione. Una gran parte di quello che chiamiamo umore proviene da rappresentazioni che esistono e agiscono sotto la soglia della coscienza. Anzi, tutta la condotta della nostra vita viene continuamente influenzata da rappresentazioni subconsce. Soltanto le rappresentazioni più chiare, più intense, vengono percepite dall’autocoscienza, mentre la maggior parte delle rappresentazioni attuali, ma più deboli, rimangono inconsce. Non pare che esista alcun ostacolo di principio al riconoscimento delle rappresentazioni inconsce anche quali cause di fenomeni patologici. L’esistenza di rappresentazioni inammissibili alla coscienza è patologica. Janet considera come disposizione all’isteria una determinata forma di debolezza mentale innata. Secondo Freud e Breuer, non è che la scissione della coscienza si verifichi perché i malati siano frenastenici; al contrario, i malati sembrano frenastenici perché la loro attività psichica è divisa e solo una parte della sua capacità di prestazione è disponibile per il pensiero cosciente. Alla base della disgregazione sta una sovraprestazione psichica, la coesistenza abituale di due serie eterogenee di rappresentazioni. Nella fase iniziale le isterie di grado superiore permettono di osservare una sindrome che si può designare come isteria acuta. Sulla debolezza mentale, causata dalla scissione psichica, pare sia basata anche una proprietà, gravida di conseguenze, di taluni isterici: la loro suggestionabilità. La psiche scissa, inconscia, dell’isterica è eminentemente suggestionabile, per via della povertà e incompiutezza del suo contenuto rappresentativo.

1892-95, 383-93, Cosiderazioni teoriche (Breur): Disposizione originaria. Sviluppo dell’ isteria

La maggior parte dei fenomeni che Freud e Breuer tentano di comprendere possono essere basati anche su una peculiarità innata. L’attitudine all’isteria è certamente legata a determinate caratteristiche del soggetto. Secondo Breuer la “teoria dei riflessi” riguardo ai sintomi nervosi non è da rigettare del tutto. La peculiarità del sistema nervoso e della psiche di molti isterici sembra spiegare alcune loro proprietà universalmente note. L’eccesso di eccitamento che il loro sistema nervoso libera quando è in quiete determina la loro incapacità a sopportare la vita monotona e la noia nonché il loro bisogno di sensazioni, che li spinge a interrompere l’uniformità della loro esistenza malata con ogni genere di “incidenti” (e come tali naturalmente si presentano, anzitutto, fenomeni patologici). In ciò l’autosuggestione spesso li soccorre. Anche nella sfera motoria l’eccesso di eccitamento crea fenomeni patologici, spesso movimenti del tipo dei tic. Come le stigmate, così una serie di altri sintomi nervosi non sono motivati da rappresentazioni, ma sono conseguenza diretta dell’anomalia fondamentale del sistema nervoso: taluni dolori, fenomeni vasomotori, forse l’accesso convulsivo puramente motorio. A essi sono prossimi i fenomeni ideogeni, i quali sono semplicemente conversioni di eccitamento affettivo, “anormale espressione delle emozioni”, e diventano, in seguito a ripetizione, un sintomo isterico reale, in apparenza puramente somatico, mentre la rappresentazione motivante diventa impercettibile oppure viene respinta a scopo di difesa ed è pertanto rimossa dalla coscienza. La maggior parte e le più importanti delle rappresentazioni respinte e convertite hanno contenuto sessuale. La tendenza a respingere ciò che è sessuale viene ulteriormente rafforzata dal fatto che l’eccitamento sensuale nella vergine ha una componente d’angoscia, il timore dell’ignoto, del presagito, di quel che verrà, mentre nel giovane maschio sano e naturale è una pulsione nettamente aggressiva. Accanto alla sessualità, si deve ricordare l’isteria da spavento, l’isteria traumatica vera e propria, che è una delle forme meglio conosciute e riconosciute. Il terzo costituente nella disposizione isterica è lo stato ipnoide, la tendenza all’autoipnosi. L’elemento ipnoide si manifesta più chiaramente nell’attacco isterico e in quello stato che si può chiamare isteria acuta. La modificazione essenziale per l’isteria consiste nel fatto che, transitoriamente o in permanenza, lo stato mentale dell’isterico uguaglia quello dell’ipnotizzato.

1892-95, 394-439, Per la psicoterapia dell’isteria
Dalle ricerche sull’etiologia dei sintomi isterici è emerso anche un metodo terapeutico. I singoli sintomi isterici scompaiono subito e in modo definitivo quando si è riusciti a ridestare con piena chiarezza il ricordo dell’evento determinante, risvegliando insieme anche l’affetto che l’ha accompagnato, e quando il malato descrive l’evento nel modo più completo possibile esprimendo verbalmente il proprio affetto. L’etiologia delle nevrosi è da ricercarsi in fattori sessuali; fattori sessuali differenti producono anche quadri differenti di malattie nevrotiche. Le nevrosi che si presentano comunemente vanno in genere considerate miste. I casi puri di isteria e di nevrosi ossessiva sono rari; solitamente queste due nevrosi si combinano con una nevrosi d’angoscia. Un certo numero di malati non si lasciano mettere in ipnosi, quantunque la diagnosi sia di isteria e suggerisca la probabile validità del meccanismo psichico in questione. Freud ne trae la conclusione che è necessario superare nel paziente una forza psichica la quale si oppone a che le rappresentazioni patogene diventino coscienti (siano cioè ricordate). La rappresentazione patogena apparentemente dimenticata si trova già pronta “nelle vicinanze”, ed è raggiungibile mediante associazioni facilmente producibili; si tratta solo di eliminare un qualche ostacolo, un ostacolo che sembra riferibile alla volontà della persona. Quando un’immagine è emersa nel ricordo, si può sentir dire dal paziente che essa va sbriciolandosi e perdendo chiarezza a misura che egli procede nella sua descrizione. Il paziente per così dire la smonta nel tradurla in parole. Nelle fasi avanzate del lavoro risulta utile, quando s’indovini la connessione tra disturbo e fattore causale originario, comunicarla immediatamente al paziente; ci si accorge di non essere in grado d’imporre al paziente alcunché intorno a ciò che egli sostiene di non sapere, oppure d’influenzare i risultati dell’analisi stimolando la sua attesa. Un ostacolo esterno al buon esito della psicoterapia sorge quando è turbato il rapporto tra paziente e medico; ciò accade soprattutto in tre casi principali (specialmente con le donne): quando la paziente si crede trascurata, poco stimata, o quando ha sentito parlar male del medico o del metodo di cura; quando viene presa dal timore di abituarsi troppo alla persona del medico, di perdere la propria indipendenza nei suoi confronti; quando si spaventa per il fatto di trasferire sulla persona del medico le rappresentazioni dolorose che emergono nell’analisi.

Estratti da Opere di Sigmund Freud (OSF) Vol 1. Studi sull’isteria e altri scritti 1886-1895, Torino, Bollati Boringhieri, 2003.